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I FILM |
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La fabbrica di cioccolato
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Genere:fantasy
Anno:Usa 2005
Regia:Tim Burton
Cast:
Freddie Highmore,
Johnny
Depp
Helena Bonham Carter,
James Fox,
Jordan Fry,
David
Kelly,
Christopher Lee,
Missi Pyle,
Annasophia Robb,
Noah Taylor,
Philip Wiegratz,
Julia Winter
Sceneggiatura: JohnAugust
Fotografia: Philippe Rousselot
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La trama in breve:
Charlie Bucket, figlio di una famiglia povera, adora la cioccolata, ma la
condizione familiare fa sì che di rado possa saziare la sua voglia. La sua
vita cambia quando Willy Wonka, proprietario di una famosissima fabbrica di
cioccolato, mette in palio cinque biglietti d’oro, nascosti in cinque
barrette di cioccolato distribuito in tutto il mondo. I bambini che
troveranno uno di questi biglietti potranno visitare per una intera giornata
la fabbrica di cioccolato. Charlie trova, quando ormai le speranze erano
sempre più fievoli, l’ultimo dei biglietti vincenti...
Recensione:
Strepitoso nell’interpretare l’omonimo
romanzo di Roald Dahl, da cui già nel ’71 fu tratto un film, Tim Burton
trova in J. Depp l’interprete che cercava: poliedrico, pazzo, al di sopra
delle righe al punto giusto da dare un ritratto ironico al mitico Willy
Wonka, Depp consolida la meritata fama con questa ennesima prova di
bravura.
Il film è bello, l’odore (e la voglia…)
del cioccolato viene indotto da una strana sinapsi tra spettatore ed
immagini e ciò che resta è la consapevolezza di essere stati guidati in un
mondo impossibile, in cui un mago-cioccolataio, come inedito pifferaio
magico, guida i bambini vincitori del premio e, soprattutto, guida se stesso
ad una infanzia non vissuta.
Nella magia di Burton, tutto diventa
credibile, anche le divertenti, assurde punizioni a cui Willy Wonka condanna
i bambini che non gli piacciono.
Signorilmente, con consumato distacco, si
libera dei fastidiosi ragazzini fino ad arrivare al cuore di se stesso
attraverso la semplice, efficace lezione di bontà del bimbo protagonista: è
proprio come se scartasse, una ad una, tavolette di cioccolato sgradevoli
prima di arrivare a quella di qualità, l’unica in grado di redimerlo.
Favola dei buoni sentimenti, ma mai
banale, il film non è mai scontato anche se il Regista sceglie la strada più
impervia, quella del discorso a tesi; fin dall’inizio, infatti, sappiamo
distinguere buoni e cattivi, da subito viene presentato l’eroe positivo, ma
le soluzioni fantastiche sono rutilanti, non vengono mai svelate fino in
fondo e l’attenzione rimane desta, trasportata dall’attesa dell’evento
successivo.
Ottimo Depp-Wonka, la faccia bianca ed il
corpo fasciato in una improbabile marsina, dandy del cioccolato e spettatore
ormai annoiato del proprio successo, in attesa dell’evento che possa
restituirgli il travaglio delle emozioni.
Un esempio, il film,
di come si possa parlare di buoni sentimenti senza cedere alla retorica
buonista e, per Tim Burton, la prova di un magistero ormai consolidato di
come si possa giocare con i vari generi cinematografici senza scadere
nell’ovvietà degli strumenti e del linguaggio.
(Maria Zeno)
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La febbre
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Genere: Commedia
Anno: 2005, Italia
Regia:
Alessandro
D'Alatri
Sceneggiatura:
Alessandro
D'Alatri,
Gennaro Nunziante,
Domenico Starnone
Distribuzione: 01 Distribution
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La trama in breve
Mario, 30 anni, geometra, studente
universitario, sogna di aprire un locale in con alcuni amici, ma arriva del
tutto inaspettata una lettera di assunzione da parte del Comune, per un
vecchio concorso sostenuto solo per compiacere il padre…
Recensione
Un film, questo, sui sogni e sulle
avventure dettate dalla capacità di investire su s e stessi come oggetti
poco convenzionali.
Mario, pur malato grave di sogni,
si inserisce da impiegato nel mondo del lavoro con spirito di iniziativa e
con la creatività giusta per dare mordente ad un ruolo che spesso è
ricalcato con monotona routine. Mario ha il torto di essere troppo bravo.
Appunto.
Se l’invidia fosse febbre tutto il
mondo ce l’avrebbe, è l’adagio citato nel film ed è, questa, una verità
estremamente adeguata a questa italica provinciale vicenda, che forse non è
solo italica forse non è nemmeno solo provinciale…
La narrazione, buona prova del giovane
regista D’Alatri, è sorretta da alcune trovate non convenzionali, che danno
il sapore di una garbata originalità ad una bella vicenda personale e ad
una storia d’amore ariosa, non scontata.
Ve lo consiglio, perché è la prova di come
il giovane cinema italiano, sempre in debito d’ossigeno rispetto ai grandi
capitali di altre cinematografie, sia vivo sappia ancora inventare e
raccontare storie.
(Maria Zeno)
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I fratelli Grimm e l'incantevole strega |
Genere: Azione/Avventura/Fantasy/Commedia
Anno: 2005, Repubblica Ceca/Usa
Regia: Terry Gilliam
Cast: Matt Damon, Heath Ledger, Jonathan Pryce, Lena Headey, Peter
Stormare, Monica Bellucci
Soggetto e Sceneggiatura: Ehren Kruger
Fotografia: Newton
Thomas Sigel
Produzione: Daniel
Bobker e Charles Roven per Mgm, Mosaic Media Group, Dimension Films, Summit
Entertainment, Reforma Films
Formato: 35 Mm
Durata: 120
Distribuzione: Buena
Vista International Italia
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Trama in Breve
Nel periodo napoleonico, durante
l’occupazione della Germania da parte dei Francesi, i fratelli Grimm si
guadagnano da vivere fingendo di proteggere i contadini da eventi magici.
Quando le autorità francesi scoprono che
i due ragazzi sono solo mistificatori, i Grimm, per sfuggire all'arresto, si
rifugiano in una foresta incantata dove...
Recensione
Il film realizza in parte l’ambizioso
progetto di dare corpo alle immagini che la fiaba, da sempre trasmessa
soprattutto in forma orale, suscita nella mente.
Immagini orripilanti, tele di ragno
fittissime, fanciulle scomparse si materializzano sotto gli occhi degli
spettatori potenziate dagli effetti speciali hollywoodiani e questo, alla
lunga, stanca.
Tutto l’armamentario della fiaba viene
posto in essere, con un che di troppo che talora concede qualcosa al pulp.
L’occasione sarebbe stata ghiotta per
individuare la figura dei Grimm nel loro tempo, esponenti di spicco del
Romanticismo tedesco, ma il regista non dà corpo ed anima a queste
intenzione ed i temi del Romanticismo noir, che ben diversamente
avrebbero potuto essere investigati, finiscono per essere utilizzati come
ingredienti di un effetto horror abbastanza scontato e che quasi mai tenta
di approfondire il tema degli archetipi fiabeschi.
Tant’è vero, che il film suscita talora
orrore, ma mai la paura vera, quella ancestrale, recondita, della
fiaba.
Superba la fotografia, soprattutto delle
molte scene girate nella foresta, bella senz’anima la Bellucci, per
l’occasione vestita da strega.
In sintesi, un insieme piuttosto scontato, costosissimo nella realizzazione,
tecnicamente ineccepibile, buono nell’idea, ma che lascia il sapore
dell’occasione perduta in chi ama la fiaba e soprattutto la cultura delle
leggende popolari che il Romanticismo esalta
Resta il dubbio che siano temi adatti
agli Europei, che non sempre (e non solo...) si lasciano tentare dagli effetti
speciali J
(Maria Zeno)
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