Regia: Paolo Sorrentino
Interpreti e Ruoli:
Toni Servillo: Giulio Andreotti
Anna Bonaiuto: Livia Andreotti
Giulio Bosetti: Eugenio Scalfari
Flavio Bucci: Franco Evangelisti
Carlo Buccirosso: Paolo Cirino Pomicino
Giorgio Colangeli: Salvo Lima
Piera Degli Esposti: Signora Enea
Alberto Cracco: Don Mario
Lorenzo Gioielli: Mino Pecorelli
Paolo Graziosi: Aldo Moro
Gianfelice Imparato:Vincenzo Scotti
Massimo Popolizio:Vittorio Sbardella
Aldo Ralli: Giuseppe Ciarrapico
Giovanni Vettorazzo: Magistrato Scarpinato
Cristina Serafini: Caterina Stagno
|
A Roma, all’alba,
quando tutti dormono, Giulio Andreotti febbrilmente lavora, studia,
prega, protrae nella notte le occupazioni che i comuni mortali in genere
svolgono di giorno . Il film si pone come interpretazione, più che
autentica biografia, di un personaggio politico che rappresenta il
potere in Italia da almeno 40 anni.
Il potere logora chi
non ce l’ha” è la celeberrima espressione che, nella vulgata
comune, rappresenta la lapidaria sintesi del pensiero andreottiano; in
essa è senz’altro racchiusa l’ironia, la capacità lucida di
ragionamento, l’intelligenza politica, il cinismo di un uomo che il film
rappresenta sorprendentemente uguale a se stesso di fronte a tutto ,
almeno fino a quando entra in gioco, per dichiarargli guerra, la Mafia.
Film controverso, che ha suscitato emozioni -e recensioni - contrastanti
fra di loro, Il Divo nel titolo stesso propone agli spettatori
il paradosso dell’indagine sulla figura di un “divus” cui sia toccato in
sorte di essere interpretato e, per alcuni aspetti, celebrato come
porzione significativa di storia non a posteriori, ma durante
l’arco della vita stessa. Lo spettatore si trova proiettato in fatti ed
eventi fra i più significativi della storia della Repubblica Italiana.
Il punto di vista del film è monocentrico e converge su Giulio
Andreotti, ben interpretato da uno degli attori più in vista
nell’attuale panorama teatrale e cinematografico italiano, Toni Servillo.
La sua interpretazione è essenziale, robusta, a tratti livida e nulla
concede al manierismo parodistico di tante altre interpretazioni,
anche grafiche, dello Statista.
(Maria Zeno)
|