Genere: drammatico
Anno: 2009, USA
Regia: : Quentin Tarantino
Cast:
Brad Pitt, Eli Roth, Michael Fassbender,
Christoph Waltz, Diane Kruger
Distribuzione: Universal Pictures
Durata: 160 |
Francia 1941... Così inizia
il nuovo film dell'unico e inimitabile Quentin Tarantino; se ci
aspettiamo un film storico abbiamo sbagliato serata.
Il genio statunitense si
riconferma maestro nell'uso della macchina da presa: strumento e
pensiero s'accordano all'unisono in emozionanti sequenze per creare una
vera e propria opera d'arte. Emerge preponderante e senza chiedere
permesso, sin dalla prima scena, la lezione del grande Sergio Leone, con
i suoi primi e primissimi piani dominati dalla musica (un “Per Elisa”
rivisto e corretto), con le zoomate in sequenza... ma lascerò a chi, più
esperto di me, potrà analizzare l'aspetto tecnico in maniera più
corretta e completa.
Tarantino dichiara tutto
il suo amore per il cinema rielaborando vari
topoi
della settima arte unendoli armonicamente l'uno con l'altro; merita
sicuramente nota la sequenza della preparazione della Dark Lady
Emmanuelle che si accinge a gustare la sua vendetta “senza gloria”.
Degna di un film Noir d'altri tempi. Moltissime le citazioni
cinematografiche inserite: il già sopra menzionato Sergio Leone, il
cinema tedesco degli anni venti. E poi come non riconoscere nell'Orso
Ebreo il De Niro degli Intoccabili e infine il geniale omaggio a Marlon
Brando, alias Don Vito Corleone, reinterpretato da un ottimo
Brad Pitt.
Eccellente il perfetto
accostamento tra musica, immagini e parole, marchio di fabbrica di
Quentin che un'altra volta riesce ad elaborare una sceneggiatura
fenomenale con dialoghi esilaranti che poggiano sull'ironia delle
varianti linguistiche. Grandiosa la scena del rendez
vous
nel bar scantinato, organizzato da un'improbabile spia tradita da una
scarpa e un fazzoletto autografato, nella quale tutta l'azione si gioca
sui diversi accenti del tedesco. Eccezionale l'entrata nel teatro,
probabilmente di maggior soddisfazione in lingua originale, dove Brad
Pitt si confronta con la pronuncia del siciliano.
Tarantino dimostra di
conoscere e sapere utilizzare magnificamente le regole di ripresa nel
primo capitolo del film: il dialogo tra il cacciatore di ebrei e il
povero contadino francese potrebbe rappresentare un esempio all'interno
di un manuale di stile cinematografico per la sua perfezione dei tempi,
delle inquadrature e del loro raccordo. Ma se il film si limitasse a una
mera descrizione delle tecniche registiche non saremmo andati a vederlo
e infatti sta qui tutto il genio del regista: il sapere trascendere le
regole usando stili e tecniche diverse, fondendo il tutto in un'unica
grande emozione. Emerge subito l'eredità della Nouvelle Vague
nel dialogo tra il capitano Aldo e il soldato tedesco che, impaurito
dall'Orso ebreo, tradisce senza esitazione alcuna i suoi compagni: la
macchina da presa, fluttuando come nell'etere, sembra non avere limiti
di movimento seguendo le parole e i movimenti, semplicemente fantastico!
Incantevole il gusto per
il grottesco e la caricatura presente in varie parti del film (si pensi
alla pipa del cacciatore di ebrei, ad esempio) che fiorisce in tutto il
suo splendore nella figura di Hitler e non può che farci ricordare il
piccolo omuncolo già portato sul grande schermo da Chaplin, con i suoi
atteggiamenti isterici e i farfuglii senza senso. Questo elemento porta
Tarantino ad una scelta e un trucco perfetto degli attori per
interpretare i capi del movimento nazional socialista tedesco e lo
stesso personaggio del cacciatore di ebrei è impeccabile nella sua
cinica crudeltà.
Se dal primo capitolo si
può avere il dubbio di essere in presenza di un Tarantino che abbia
perso il gusto per lo splatter è un'idea che dobbiamo presto accantonare
nel momento in cui appaiono i Bastardi con il loro carico di odio e
ricerca di vendetta che muove le loro azioni e tutto il film.
Non si ammettono scuse, un
Tarantino così tanto ispirato non si può perdere!
(Michelangelo Scialfa)
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