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I FILM

 

R

Romanzo criminale

 

La trama in breve:

Nel corso degli anni Settanta, un gruppo di ragazzi a Roma compie una rapida escalation dalla microcriminalità all’organizzazione di più violenti fatti criminosi dando luogo alla nascita della Banda della Magliana…

Recensione:

Film robusto nella documentazione e nel plot narrativo, Romanzo Criminale è fra i successi dell’appena trascorsa stagione cinematografica autunnale.

Credo vada rimarcata la genesi letteraria del film, felice (ed inconsueto, per l’Italia…) continuum tra Romanzo e Sceneggiatura; basta considerare i nomi degli sceneggiatori: il giudice De Cataldo (autore dell’omonimo romanzo da cui è tratta la sceneggiatura), il regista Placido e la consolidata coppia di sceneggiatori Rulli e Petraglia, fra i migliori che l’Italia vanti negli ultimi decenni, attenti alla storia recente del Paese ed alla voglia di documentarla con una cinematografia di forte impatto e successo anche al di fuori dell’Italia (valga per tutti un solo esempio: Rulli e Petraglia sono gli sceneggiatori de La meglio gioventù, di Marco Tullio Giordana).

Il film segue la storia della famigerata banda della Magliana dagli esordi alla rapida escalation criminale, avvenuta negli anni Settanta, punteggiata da inquietanti, mai esplorate fino in fondo, collusioni con i poteri dello Stato; in tale ottica, il film riporta alla mente l’attentato al Papa, la strage di Bologna, il rapimento di Aldo Moro…

Una storia d’amore e morte intrecciata con gli eventi, fa di questo film, a buon diritto, un autentico romanzo, come il titolo suggerisce.

Ho trovato apprezzabile la tecnica di regia: rapida, punteggiata da inserti dei telegiornali dell’epoca, non incline al gusto dell’orrido a tutti i costi, ma comunque dura in modo adeguato alla sceneggiatura.

Nell’andamento ritmico si inserisce, e non solo come sfondo, la colonna sonora, vero richiamo memoriale per quanti di noi ricordano quegli anni per averli vissuti

Buona in generale la recitazione, con una menzione di particolare merito per Kim Rossi Stuart, che già avevo apprezzato, per una raggiunta maturità artistica, in Le chiavi di casa, di Gianni Amelio.

(Maria Zeno)

 

 

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