Anno: 2004
Regia: John Boorman
Cast: Samuel L. Jackson, Juliette Binoche
Soggetto: Antije Krog
Sceneggiatura: Ann Peacock
Fotografia: Seamus Deasy
Distribuzione: Lucky Red |
La trama in breve:
Due giornalisti, un nero
americano ed una bianca afrikaaner, seguono il processo intentato, alla fine
dell’apartheid, ad alcuni torturatori…
Recensione:
Il film documenta la tragedia
dell’apartheid attraverso la ricostruzione del processo.
Il taglio scelto, ispirato al genere dei film americani ambientati nelle
aule di tribunale, è suggestivo:la violenza è prevalentemente raccontata dai
superstiti e dai familiari delle vittime.
Ciò consente al film di assumere, a tratti, un tono epico, illuminato dalla
narrazione memoriale, che lo allontana dalla facile tentazione dell’orrido
visivo.
Squarci lirici sono presenti in questo film, per altri versi classico e poco
indulgente a novità di impatto: una storia d’amore resa struggente dalla
difficile scelta, la bellezza dei paesaggi ripresi da una sapiente
fotografia, i canti neri che punteggiano i passaggi narrativi più duri,
documentando un modo particolare di elaborare il dolore ed il lutto.
Film senz’altro da consigliare.
(Maria Zeno)
|
Anno: 1965
Regia:
Antonio PIETRANGELI
Interpreti:
Stefania Sandrelli, Enrico Maria Salerno, Ugo Tognazzi, Nino Manfredi
Nazionalità: Italia
Genere: drammatico
|
La
trama in breve:
Adriana
parte dalla provincia per cercare il successo nella Capitale. A Roma però
scopre l’amarezza della sconfitta e delle promesse negate. Alla fine prevale
la disperazione e Adriana...
Recensione:
Quando
pesco nei ricordi dei film che hanno costruito e fondato il mio amore per il
Cinema (e soprattutto per il Cinema italiano), mi accorgo che Io la
conoscevo bene occupa un luogo dell’anima.
Il film
affronta uno dei miti degli anni Sessanta, quello del facile successo e del
posto al sole a Cinecittà, mecca del cinema italiano e, all’epoca,
mondiale.
Struggente, ingenua, prodiga di sé in modo fanciullesco, Adriana cerca
amore, ancora prima che notorietà.
I molti
uomini che la amano per una notte rubano da lei sesso approfittando con
cinismo del suo bisogno di esistere in un mondo, quello della celluloide,
che nella cinematografia italiana dell’epoca affronta il metalinguaggio di
sé senza mezzi termini, con coraggiosa autocritica ma con altrettanta dura
consapevolezza che tanto le cose vanno così… e che il successo, per le molte
aspiranti stelline dell’epoca, è un’ effimera speranza basata su un
compromesso identitario con la propria dignità.
Adriana
è bella di un candore che nemmeno le troppe esperienze scalfiscono, è
arrendevole con gli uomini in modo autodistruttivo, sorride della propria
trasognata bellezza e piange dei molti abbandoni che costellano la sua
giovane vita, fino all’epilogo finale.
Chi
voglia rivedere questo bel film, faccia attenzione a due dati che non sono
dettaglio, ma sostanza: i “travestimenti” di Adriana (tra l’altro,
splendido documento della moda dell’epoca, dei begli abiti di sartoria,
trionfo di un’Italia che conosceva la breve stagione del boom economico) e
la colonna musicale, in grado di farci andare nella terra magica dei
ricordi; fra i tanti cantanti che la arricchiscono, mi piace citare Sergio Endrigo e la sua “Mani bucate”, un vero e proprio commento in musica e
versi del film.
Della
canzone, la Sandrelli in questa sua prova magistrale ha la recitazione
sommessa ed apparentemente svagata che è il tono specifico del film e la
traccia indelebile della protagonista.
(Maria
Zeno) |