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segnalibro
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DIDATTICA AB
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A
Autore: Paola ALCIONI
Titolo: Mordipiedi il Tenebroso
Editore: Zonza Editori
Anno: 2007
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Un giallo fantasy ambientato in un paese immaginario
della Sardegna contemporanea chiamato Gimisterru. Oltre al chiaro
riferimento alla Sardegna all’interno del testo, è facilmente
riconoscibile l’ambientazione soprattutto dall’utilizzo di nomi,
soprannomi e leggende. Scritto con un linguaggio semplice ed
efficace , è un romanzo per ragazzi molto gradevole da leggere e
appassionante per l’abilità dell’autrice di creare effetti che
aumentano la suspense sino all’ultima pagina, ma anche oltre: il
finale infatti è solo apparentemente la conclusione dell’avventura
raccontata e molti interrogativi rimangono senza risposta.
Il romanzo si apre con la scomparsa di Lozana Landi, un’esperta di
tradizioni popolari della Sardegna, che sta conducendo un importante
studio di una pergamena antica che riguarda l’origine di un
personaggio leggendario tipico della tradizione popolare sarda:
Mussiapeis su Scuriosu, ovvero Mordipiedi il Tenebroso, una sorta di
spauracchio usato per inculcare nei bambini la paura del pericolo.
Lozana scompare misteriosamente una notte in cui ritiene di aver
fatto un’importante scoperta che comunica ad un personaggio
misterioso per mezzo del telefono. Il marito Vincenzo ed il figlio
Pietro restano sbigottiti da questa sparizione, perché la donna è
scomparsa in camicia da notte e con una sola pantofola. Nessuno però
l’ha più vista e la polizia ha smesso di ricercarla. Solo Pietro non
si rassegna alla sua scomparsa e, pieno di dolore e di nostalgia per
la sua mamma, cerca di trovare qualche traccia da solo, ricostruendo
gli ultimi minuti della madre prima di scomparire. Il ragazzo
frequenta la scuola media, dove arriva un nuovo compagno un po’
strano di nome Accio, che ha un aspetto simile ad un animale
selvatico e non parla con nessuno. Grande è dunque la sorpresa
quando un gruppo di alunni, tra cui Pietro, ed anche una loro
insegnante, si accorgono di aver una specie di malattia strana: si
stanno pian piano trasformando in animali. C’è poi uno strano virus
che si insinua nel computer di Pietro e che costituirà un importante
indizio per la soluzione del mistero. Orchi, fate, streghe e
incantesimi sono gli ingredienti di questa avventura dal lieto fine
che si svelerà essere stato solo un brutto sogno di Pietro mentre
gli adulti non ricordano nulla. Nel lettore però il dubbio rimane…
(Liliana Manconi) |
B
Autore: Françoise BOBE
Titolo: Un gatto tira l’altro
Editore: Einaudi
Anno: 2006
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Questo libro, oserei dire questo capolavoro,
questa pietra miliare della letteratura… ma sono sicura che l’Umana
che vive con me non sarebbe d’accordo, pur essendo stata lei a
sceglierlo e (puah! che volgarità…) a comprarlo. Dunque, dov’ero
rimasta? Ah, sì. Questo libro, scritto da una donna cantastorie
(cosa potrebbe esserci di meglio? La sensibilità femminile verso la
mia specie, unita alla nobile arte antica del cantastorie) ci
presenta, sotto forma di rime deliziose e divertenti, tutta una
galleria di gatti originali e adorabili, come tutti i gatti d’altronde…
Vi troverete ventidue poes… emh… filastrocche strampalate e
simpaticissime, una per ogni gatto, ogni gatto diverso dall’altro.
Willy, il poeta che inventa scioglilingua, Mirolo che si ferma
sbalordito davanti alla Venere di Milo (niente a che vedere con il
mio fascino…), il gatto galante che somiglia… sospiro-sospiro… in
maniera impressionante al gatto di Shrek 2, quel bellissimo attore
con gli stivali, lo ricordate, sì? Conoscete Shrek 2, sì? Andiamo
bene, ma con chi ho a che fare, eh Umana? Cosa guarda ‘sta gente,
eh? Il Commissario Rex, per caso? Il ritorno di Lassie? Sì, sono
calma, sono calma, anche se le vibrisse fremono, stiamo parlando di
un film da Oscar, che nella rubrica Cinefollia nemmeno è citato…
Insomma, io, Margò, nel libro non ci sono, anche se mi sarebbe
piaciuto, magari impaginata tra il gatto galante e Mister Cat.
Credo, però, e il mio credo è certezza, che questo libro possa
divertire grandi e piccini. E che possa anche invogliare i più
piccini a giocare con le parole.
Quale miglior amico del gatto, animale intelligente e intrepido,
tenero e tenebroso, carino e curioso, saggio e simpatico, spiritoso
e ironico, può accompagnare i cuccioli umani in un divertente
viaggio poetico?
Le illustrazioni, particolare non trascurabile, sono di Dankerleroux
(provate a pronunciare ‘sto nome, dai…) molto belle ed accattivanti.
Per altre informazioni, sono qui, ma spero che mi lascerete
riposare. Questo zampettare sui tasti ha messo a dura prova i miei
rosei, morbidi, delicati polpastrelli. Miao.
(Maria Cristina Rosa) |
Autore: Emanuela BUSSOLANTI
Titolo: Se io fossi un gatto
Editore: La Coccinella
Anno: 2002 |
Ma quanto mi piace ‘sto libretto!
Il piccolo Tito immagina di essere un gatto e fantastica su tutte le
cose che potrebbe fare…” ci vedrei di notte, andrei a caccia di topi,
nessuno mi chiederebbe di mettere in ordine…”.
Ma se fosse gatto, Tito, non potrebbe disegnare e allora è contento
di essere il bimbo che è.
Un piccolo cartonato, con delle finestrelle che si aprono su ogni
pagina per rivelare piccole sorprese, con dei disegni semplici e
carini. Niente di speciale, ma il gioco del “Se fossi…” porta
lontano…
A questo proposito, la maestra da silos ha voluto integrare la
lettura di questo libretto con la seguente canzonetta, musicata da
De André… voglio dire, la musica è quella di “S’io fossi foco”, la
conoscete, no? Se non la conoscete, che ci parlo a fare, con voi…
Sii paziente con me, Faber, tu sai quanto ti amo…
Lo so, avrò esagerato, ma con i gesti giusti, che non posso
rappresentarvi per ovvi motivi di decoro, vien fuori una canzoncina
che ai bambini piace molto.
Taca banda, dunque…
Se fossi gatto ci vedrei di notte
E tanti topolini prenderei
E pure al cane io darei le botte
Se fossi gatto non riordinerei.
Se fossi gatto me ne andrei a spasso
Sdraiato al sole dormirei su un sasso
Se fossi gatto proprio come un re
Farei soltanto quel che piace a me!”
Se mi telefonate, ve la canto, dai…
(Maria Cristina Rosa) |
Autore: Dino BUZZATI
Titolo: La famosa invasione degli orsi in Sicilia
Editore: Mondadori
Anno: 1945
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Pubblicata prima a puntate sul “Corriere dei
Piccoli”, “La famosa invasione degli orsi in Sicilia” uscì in volume
nel 1945 corredata dalle splendide tavole a colori dello stesso
Buzzati.
Non l’avevo mai letto ed ero incuriosita dallo strepitoso titolo:
l’immagine della Sicilia invasa dagli orsi è una di quelle che fanno
sognare. In realtà la Sicilia di questa favola è un luogo
assolutamente immaginario, di altissime montagne simili a quelle
natali dell’autore bellunese, di città ricchissime e misteriose. Gli
orsi assaltano e conquistano la capitale del tirannico Granduca,
spinti dalla fame e dal desiderio di ritrovare Tonio, il figlio del
re degli orsi Leonzio, rapito molti anni prima. La guerra tra orsi e
uomini si snoda tra continue invenzioni narrative, tra epica e
comicità, tra commozione e sorriso. Come in tanti altri racconti di
Buzzati, si tratta di un universo totalmente maschile: i personaggi
hanno figli, ma non hanno mogli, fidanzate o madri.
Gli orsi vinceranno, ritroveranno Tonio, ma finiranno per perdere la
loro anima innocente e valorosa: inizieranno ad imitare i peggiori
comportamenti degli uomini che hanno sconfitto. Il tradimento del
ciambellano Salnitro porterà alla morte re Leonzio, che tuttavia
farà in tempo ad ordinare al suo popolo di tornare tra le montagne.
“Parla, o Re” – dissero tutti, cadendo in ginocchio: “noi ti
ascoltiamo”.
“Tornate alle montagne… lasciate questa città dove avete trovato
ricchezza, ma non la pace dell’animo. Toglietevi di dosso quei
ridicoli vestiti. Buttate via l’oro. Gettate i cannoni, i fucili e
tutte le altre diavolerie che gli uomini vi hanno insegnato. Tornate
quelli che eravate prima… Sarà triste staccarvi da tante belle cose,
lo so, ma dopo vi sentirete più contenti, e diventerete anche più
belli. Siamo ingrassati, amici miei, ecco la verità, abbiamo messo
su pancia!”.
Il racconto è intervallato da curiose filastrocche e disegni
dell’autore. I temi sono quelli tipici di Buzzati: l’attesa, il
coraggio, la morte, la natura, la montagna. Per ragazzi dai nove
anni in su. Ma a me, che non ho più nove anni, è piaciuto molto.
(Daniela Borsato) |
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