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SAGGISTICA
JKLM
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Autore: Marie Kondo
Titolo : Il magico potere del riordino
Editore: Vallardi
Anno: 2015
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Fare del riordino un’arte, una forma di
cultura è l’impresa a cui Marie Kondo si è dedicata dall’età di 5
anni, trasformando la sua passione in professione. Forse non è a
caso che tutto ciò accada in Giappone dove la filosofia Zen ha
radice ben solide e permea la mente e lo spirito.
Per me, figlia dell’Occidente, l’organizzazione degli spazi
domestici rientra in quell’educazione familiare, trasmessa di madre
in figlia, attraverso l’esperienza quotidiana di vita “in famiglia”.
Nel nostro sistema scolastico, è stata impartita con formulazioni
diverse, poi dal 1977, trasformata in Applicazioni Tecniche le cui
finalità e contenuti nulla hanno a che vedere con la precedente idea
gentiliana di economia domestica che forse qualche legame poteva
vantare con la ricerca dell’ordine e il controllo degli spazi del
metodo Kon-mari.
Per Marie Kondo, figlia dell’Oriente, il riordino è legato al nostro
spirito e rispecchia uno stato dell’anima; in un mondo che ci spinge
al consumo e dove la felicità sembra dipendere dal possesso delle
cose, la capacità di liberarci da ciò che non ci serve più o da ciò
che non suscita più in noi emozioni o sentimenti, rappresenta la
capacità dello spirito di liberarsi dal passato e di guardare al
futuro con serenità, dando valore alle cose veramente importanti.
Tutto questo ci viene spiegato con una metodica ben precisa,
esperita dall’autrice prima di tutto su se stessa e poi nei corsi
con i suoi studenti:
• Procedere per categorie, lasciando per ultimo le più difficili
(foto e documenti personali)
• Liberarsi di tutto ciò che non serve
• Mettere in ordine ciò che rimane
Sperimentato l’ordine perfetto, “l’effetto magico del riordino”
porterà ad una nuova consapevolezza e ad una nuova visione di se
stessi e della propria esistenza che influirà anche sulle scelte
future. Quello di Marie Kondo è un animismo a tutto campo, dove gli
oggetti non sono neutri, ma partecipano all’armonia del mondo e dove
ogni gesto, anche il più semplice e banale, diventa quasi un rito
divino
Considerato il successo mondiale raggiunto dal libro in poco
tempo, basta infatti digitare “riordino” su un motore di ricerca e
su youtube per scoprire un mondo di video, tutorial, articoli da
blog legati al metodo giapponese Konmari, vien da pensare che
nell’attuale momento storico il desiderio di ordine, pulizia,
essenzialità sia imperativo e pressante.
(Lucia Bartoli) |
Autore: Angela LANO
Titolo: Islam in Italia
Editore: Paoline
Anno: 2005
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L’intento della scrittrice è
dimostrare che “Conoscere il vero volto dell’Islam al di là di
stereotipi superficiali è l’unica strada civile per la convivenza e
l’integrazione”. Intento non facile, soprattutto nel periodo che
stiamo vivendo, ma che l’autrice affronta con professionalità,
lucidità e, soprattutto, dimostrando una grande conoscenza del mondo
islamico in Italia. Inizia con uno sguardo complessivo, e già qui emergono differenze che, nel corso della lettura,
si faranno sempre più numerose ed evidenti... Angela Lano passa poi
ad una presentazione approfondita della situazione dei giovani
islamici nel nostro paese. Lascia a loro la parola ed emergono situazioni
diversissime, che testimoniano quanto siano differenti le modalità
d’integrazione (e non…) e quanto siano diversi gli
stati d’animo, le speranze, i desideri, i progetti per il futuro di
questi ragazzi. La seconda parte è dedicata ad un viaggio attraverso
alcune città italiane, partendo da Torino, arriva a Milano, a
Genova, a Firenze. Va a Roma e anche a Napoli. L’intento è
“ripulire” la mente del lettore da falsità, generalizzazioni,
strumentalizzazioni cresciute intorno al mondo arabo, a questo islam
che fa tanta paura. Non è un obiettivo facile, ma quel che colpisce
è l’assoluta lucidità, il rigore, l’obiettività, la mancanza di
pregiudizi e tesi precostituite che l’autrice dimostra, da profonda
conoscitrice del mondo arabo. La Lano non esprime pareri, non
manifesta opinioni personali, lascia parlare i suoi stessi
interlocutori, imam e fedeli, fondamentalisti, integralisti,
moderati, giovani musulmani e convertiti, donne velate e non, uomini
con o senza barba. Sono persone diverse fra loro, italiani e non,
ognuno con esperienze distinte e non generalizzabili, pacifici ed
inquietanti, ma che rappresentano, comunque, un qualcosa che vive
all’interno del nostro paese e con il quale, volenti o nolenti,
dobbiamo metterci in discussione, comunicare, conoscere, poiché,
come dice Nicola Lombardozzi nella prefazione, “l’Islam è un mondo
complesso che merita assoluto rispetto, e con mille sfaccettature.
Alcune di esse devono metterci in guardia; altre dobbiamo conoscerle
a fondo per migliorare il dialogo; da alcune, forse, abbiamo molto
da imparare”.
(Maria Cristina Rosa) |
Autore: Gad LERNER
Titolo: Tu sei
un bastardo
Editore: Feltrinelli
Anno: 2005
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Il sottotitolo di
questo libro è: Contro l’abuso delle identità. Gad Lerner, ebreo
nato a Beirut, con ascendenze varie e plurime, è stato apolide fino
a trent’anni, ora è cittadino italiano e la sua ultima “identità” è
quella di uomo di campagna in una cascina piemontese. La realtà è
che siamo tutti “bastardi”, come il cane J, anche se cerchiamo di
riciclare improbabili appartenenze etniche, religiose,
politiche, culturali, perfino calcistiche, spesso impugnate
strumentalmente contro altre fasulle identità altrui. Non si salva
nessuno dall’attacco al fanatismo identitario: gli ebrei che
sembrano nostalgici del ghetto quanto gli antisemiti, i cristiani
senza fede che rivendicano le famose “radici” d’Europa, tutti coloro
i quali “si inventano di credere in qualcosa” per ragioni di
convenienza politica, economica o mediatica. Ognuno crede,
rivendicando magari un immaginario glorioso passato, di difendere se
stesso contro il rischio più temuto: l’assimilazione, la fusione, il
meticciato. Mentre in realtà siamo tutti meticci; ed è proprio
superando i confini che possiamo ristabilire una nuova etica e una
nuova possibilità di convivenza tra gli uomini. Gad Lerner
disegna infine un commosso ricordo di un “uomo di confine”,
Alex Langer, l’altoatesino di lingua tedesca che si dichiarò ladino
per protesta, e dalle sue valli partì per incontrare ogni minoranza
minacciata, esaltando l’osmosi e il “tradimento” delle appartenenze.
(Daniela Borsato) |
Autore: Luciana LITTIZZETTO
Titolo: Rivergination
Editore: Mondadori
Anno: 2006 |
Intelligente, arguta, ironica e dissacrante...
è Luciana Littizzetto con la sua ultima produzione. Che dire? Puro
divertimento, non disgiunto, come sempre, da amari spunti di
riflessione sull’eterno conflitto tra uomo e donna, sull’eterno
bisogno d’amore e gratificazione che spinge le donne più fragili, e
di certo più disturbate, a giungere all’insana determinazione di
rifarsi chirurgicamente qua e là.....”là” in particolare...,
sottoponendosi alla cosiddetta imenoplastica.
Quando si legge questo libro, dopo un po’ ci si accorge di ridere a
crepapelle, soprattutto perché sembra di vederla, sempre con quell'aria
da bambina sveglia, incontenibile, vulcanica, camaleontica,
irrefrenabile, mentre ti racconta situazioni che spesso accadono
realmente nelle nostre case, oltre che nella vita pubblica.
E ridendo ridendo, si assiste alla sfilata di innumerevoli “tipi”
maschili, colti nelle loro nevrosi e nei loro tratti tragicomici che
noi donne, tutte, abbiamo modo di sperimentare e toccare con mano
nel quotidiano. Non è esclusa dalla parade nemmeno la satira
politico religiosa: irresistibile il tono dissacratorio con cui
“Eminence Ruini” viene letto in chiave umoristica ma pur così
sottilmente critica delle sue rigidità, dei veti e della scarsa
disponibilità cristiana all’apertura verso gli altri che pure ci si
aspetterebbe da un alto prelato. E poi ancora... il sindaco di
Londra che suggerisce, in nome del risparmio idrico, di usare lo
sciacquone ogni due o tre pipì.... o il “puzzone” di turno, capace
di far dissolvere in un attimo anche l’estro erotico più forte e
raffinato....
Insomma, come sempre, tra il faceto ed il molto serio che esso cela,
la Littizzetto ci regala qualche ora di autentica ilarità. La
lettura, assolutamente non impegnativa e leggera, ci distoglie per
un attimo dalle quotidiane peregrinazioni. Da sottolineare la
scorrevolezza e l’immediatezza espressiva: pare proprio di
trovarsela lì, di fronte a noi, come nella fortunata trasmissione di
Rai Tre “Che tempo che fa”, della quale è ormai graditissima ospite
fissa; rara espressione di una tv finalmente intelligente e libera.
(Mirella de Nucci) |
M
Autore: a cura di Alessandro MARCO MAGNO
Titolo: La guerra dei dieci anni
Editore: Il saggiatore
Anno: 2001
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Il libro raccoglie
scritti di diversi autori, sloveni, bosniaci, italiani, inviati di
quotidiani di differente orientamento politico, studiosi; il
risultato è una ricostruzione precisa e documentata dei recenti
eventi bellici nella tormentata terra dell’ex-Jugoslavia.
1994-2001, gli anni di una guerra di molte guerre, di molti popoli,
di diverse
ragioni. Sono circa 500 pagine, ma vale la pena leggerlo, perché
all’epoca, complici un’informazione parziale e un’opinione pubblica
distratta e superficiale, siamo stati in molti ad averci capito
poco. Il mio consiglio è di leggere
tutto con attenzione, ma non cercare di tenere a mente l’enorme
quantità di informazioni, di nomi, di sigle, di date. Slovenia,
Croazia, Bosnia, Kosovo, Macedonia, sono i capitoli di questa
complicata tragica storia. La ricostruzione degli eventi è
ulteriormente arricchita da un’appendice che ripercorre la storia
dei popoli balcanici, dalle origini ai giorni nostri, e da una
dettagliata cronologia. Emergono con chiarezza alcune amare verità.
Quello che a noi è sembrata una confusa storia di antichi e
irrazionali odi tribali è invece un disegno, pianificato
lucidamente molto tempo prima e in parte riuscito. Le stragi, il
terrore, gli stupri, la pulizia etnica, erano studiati a tavolino,
uno schema sempre identico: terrorizzare gli abitanti di un
territorio per costringerli fuggire, occupare i villaggi,
chiamare le organizzazioni internazionali a sancire il fatto
compiuto ed annettere così un nuovo pezzetto di “Grande Serbia” o
“Grande Croazia”. Così si spiega ad esempio la strage di Srebrenica,
il più grande massacro verificatosi in Europa dopo la seconda guerra
mondiale, perpetrato con la connivenza dei caschi blu. Così si
spiega l’assedio di Sarajevo, altro terribile record battuto, un
assedio più lungo di quello di Leningrado. Da parte del resto del
mondo non c’è stata solo indifferenza, ma in alcuni casi complicità
attiva; ad esempio la Germania per prima (insieme al Vaticano) ha
riconosciuto la Croazia, non solo, ma l’ha armata, come d’altra
parte ha fatto la Russia con la Serbia di Milošević.
Nel frattempo la comunità internazionale sprecava
tempo in appelli alla pace e inutili embarghi che ipocritamente
mettevano sullo stesso piano aggrediti e aggressori, assediati e
cecchini, profughi e deportatori, fino
a trovarsi costretta a intervenire nell’unico modo ormai possibile:
con le bombe e i loro inevitabili “effetti collaterali”. Altre vite
innocenti sacrificate ad una pace quanto mai precaria e provvisoria.
“…l’insipienza, la dilazione, la viltà (e l’interesse pratico e il
pregiudizio fazioso) della comunità internazionale hanno una parte
nell’esplosione della tragedia. L’esperienza dei Balcani ha segnato
un ulteriore gradino nella vecchiezza del Vecchio Mondo,
un’esitazione quasi insuperabile a dire “Mai più”. Che sia almeno in
parte compensata da una cura più tempestiva e attenta per la
prevenzione (…) Mi piacerebbe dire che la storia serve a questo,
dunque anche il bel libro che avete in mano. Ma non ci credo, oppure
sì: come un secchiello di bambini in mezzo a un’alluvione del bel
Danubio blu.” (dalla prefazione di Adriano Sofri)
(Daniela Borsato) |
Autore: Irshad MANJI
Titolo: Quando abbiamo smesso di pensare?
Editore: Guanda
Anno: 2004 |
Irshad Manji è una
giornalista nata in Uganda, cresciuta in Canada, dove vive (e questa
condizione così occidentalizzata si avverte pagina dopo pagina…).
Senza troppi complimenti, si rivolge ai suoi fratelli musulmani,
invitandoli ad una rilettura del Corano, ad una riforma dell’Islam
che tenga conto della condizione delle donne e degli omosessuali.
Nella prima parte del libro, l’autrice individua i punti deboli del
sistema della sharia, della fatwa, del monopolio dell'Arabia Saudita
nell'interpretazione del Corano, invitando il mondo islamico,
attraverso l’ijtihad, cioè la tradizione islamica del libero
pensiero, a rivedere ed aggiornare la pratica religiosa nell’ottica
degli eventi contemporanei.
La prima parte ha una caratterizzazione religiosa che invita alla
riflessione e stimola l’approfondimento.
Nella seconda parte, quando si affronta la questione politica,
legata al conflitto palestinese, qualcosa non torna. Dalle
imprecisioni storiche, alla mancanza di rigore obiettivo. Una frase
come "Be', se non altro dalle torture sioniste si esce vivi" lascia
stupefatti e spiega un dito costantemente puntato sull’intolleranza
religiosa islamica in quanto islamica e non in quanto intolleranza.
Un bell’inchino, modello Fallaci, verso le altre religioni
monoteiste, verso il cristianesimo e soprattutto l’ebraismo, madre
di tutte le religioni, lascia una sensazione di ambiguità, di
qualcosa che non è finito come è iniziato, che confonde obiettivi e
convinzioni. Inchino ancora più profondo dopo la visita (gratuita,
eh!) ad Israele…
Un libro, comunque, che ho letto con piacere ma anche con fatica,
cercando di non perdere di vista la necessità di conoscere, di
imparare, di sapere, con un occhio al lato progressista dell’Islam e
l’altro alla situazione attuale laggiù, in un momento in cui ritengo
certe indulgenze dell’autrice non propriamente condivisibili.
(Maria Cristina Rosa) |
Autore: Axel MUNTHE
Titolo: La storia di San Michele
Editore: Garzanti
Anno: 1997 |
È la poesia di una vita dedita alla medicina, agli
animali e alla costruzione della casa del “sole”. Axel Munthe ha
esercitato la brillante professione di medico/psicologo soprattutto
a Parigi e a Roma; Anacapri è stato il suo rifugio, un Paradiso, il
vero scopo della sua vita. Fu medico di nobili e miserabili,
frequentò fastosi palazzi e bassifondi in cui le malattie infettive
falcidiavano i poveracci. Fu presente a Messina distrutta dal
terremoto e nella Napoli del colera, ma sempre, ad ogni costo, tra i
suoi più affezionati compagni vi furono gli animali: cani, scimmie,
uccelli, che gli stettero accanto ogni minuto della vita, fino alla
morte. Una vita di successo la sua, ma soprattutto dedita alla
costruzione di San Michele ad Anacapri, ove visse i momenti più
belli della vita tra contadini analfabeti che lo accolsero e
trattarono come un illustre cittadino. Costruì con le sue mani la
casa del sole, in uno stile architettonico che è venuto fuori da
solo, a strapiombo sul mare e in cima alla scala fenicia di 777
scalini, con la Sfinge che controlla i viandanti ed è custode di un
grande segreto. Comprò il terreno coltivato a vigneto da mastro
Vincenzo e la cappella di San Michele per adibirla a biblioteca
personale. Dal terreno emersero colonne, vasi, statue, pezzi di
marmo colorato dell’epoca di Tiberio, imperatore romano, e con
quelle realizzò quel piccolo paradiso terrestre in cui visse, un
magnifico museo che accoglie ancora oggi visitatori ed estimatori.
(Sebastiana Schillaci) |
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