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NARRATIVA W |
W
Autore: Oscar WILDE
Titolo: De profundis (1897)
Editore: Feltrinelli
Anno: 1995 |
Non è l’Oscar Wilde al quale siamo abituati, quello
scanzonato e arguto delle commedie o quello raffinato e dandy dei romanzi e
delle novelle… è un Oscar Wilde accorato, disilluso, persino saggio. Un
Oscar Wilde che scrive dal carcere nel quale è stato rinchiuso in seguito
all’accusa per omosessualità e sodomia con Lord Alfred Douglas. Proprio a
lui, il suo giovane amico che gli ha dilapidato il patrimonio e rovinato la
reputazione, Wilde scrive questa lunga lettera intrisa di sensi di colpa, ma
anche consapevole della propria dignità e grandezza. L’autore è un uomo
distrutto, umiliato, economicamente rovinato, ma che dal contatto con il
profondo della disperazione e della sconfitta sa trarre parole di
straordinaria umanità, intridendole con il suo personalissimo senso del
mistico e del sacro. Certo, il Wilde esteta, il Wilde
artista-che-sa-di-esserlo è sempre presente, e lo vediamo nel ricordo
compiaciuto di una vita da sogno, trascorsa tra locali alla moda, circoli
esclusivi e viaggi; lo vediamo nella ricchezza di citazioni dotte e
preziose… ma qui, il fatto stesso di trovarsi in una situazione non più
privilegiata e il tono di intimità colpevole ce lo rendono più vicino.
De profundis clamavi ad Te, Domine….
(Paola Lerza) |
Autore: John WILLIAMS
Titolo: Stoner
Editore: Fazi Editore
Anno: 2012 |
Si è soliti parlar bene di una storia quando narra
vicende toccanti, avvincenti, coinvolgenti, fuori dal normale, che toccano le
corde della mente e dei sentimenti perchè affini con i loro contenuti, e
ci sono tanti altri aggettivi degni di nota per arrivare a definirla
"grandiosa". Ma mai si pensa altrettanto di una storia dalle vicende del tutto
normali, che scorrono semplicemente lungo un tempo che non può che andare
avanti. Vissuti di tutti i giorni chiusi in circostanze apparentemente senza un
dunque, senza una conclusione effettiva che possa smuovere qualcosa nel
profondo. È il caso del romanzo "Stoner" di John Williams, pubblicato la prima
volta nel 1965 e riedito nel 2012, riscuotendo l'enorme successo non raggiunto
prima quando l'autore era ancora in vita. William Stoner è uno di quei
personaggi che restano una volta che lo si conosce tra le pagine del libro, a
cui ci si affeziona nel corso del suo rapporto con la vita fino al
raggiungimento della maturità: dal rapporto con i genitori agricoltori che lo
vorrebbero dedito alla cura della terra; a quello con gli studi letterari che
gli conferiranno il titolo ventennale di docente e ricercatore universitario; a
quello con l'amicizia fatta di legami impliciti e mai troppo esternati; a quello
con la guerra a cui sceglie di rinunciare, e a quello con la morte, più
spaventosa perchè vissuta dal di fuori; a quello con l'amore, prima ricercato e
coltivato nell'errore, poi trovato per davvero e svanito nell'illusione e nella
nostalgia. A quello con la figlia, benevolo e scemato tempo dopo, per via di
cambiamenti che spesso sono più forti di qualsiasi sentimento. Al rapporto con
il lavoro, e con i dubbi che solo ad un certo punto della vita incombono fino a
non farci più credere che tutto ciò che si è fatto sia stato giusto e desiderato
veramente. Infine, al rapporto con se stesso, con il guardarsi allo specchio e
riconoscere la propria lenta e graduale resa. William Stoner vive questa vita
normale, e la fa vivere intensamente a chi la legge. John Williams ha saputo
renderla speciale con uno stile e una narrazione per nulla scontati, a partire
dall'ambientazione delle diverse circostanze – si percepisce benissimo la notte
quando nel libro è notte fonda, o lo schiamazzo degli studenti del college
quando affollano le aule e i corridoi - sino alla caratterizzazione del
protagonista e di tutti gli altri personaggi che lo circondano. È dunque facile
definirsi autori grandiosi con storie ricche di vicende assurde ed insolite. Ma,
un po' come accade con Buzzati ne "Il deserto dei Tartari", si provi a
raccontare la noia, la monotonia, la normalità, il tempo che scorre in avanti
senza tante novità, fino ad entrare con questo nelle memorie di tutti, e
scopriremo così un grande scrittore. John Williams è esattamente uno di questi.
Uno dei pochi.
(Chiara Canu) |
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