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NARRATIVA MA-ML
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MM-MZ |
M
Autore: M. e redazione di “Terre di mezzo”
Titolo: Questa pelle è pulita – Diario
di uno straniero in carcere
Editore: Terre di mezzo
Anno: 2005
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Ho acquistato questo libriccino da un ragazzo
senegalese che collabora al Progetto di strada di “Terre di mezzo” (www.terre.it), un giornale distribuito di proposito solo sulla strada e i
cui venditori sono immigrati che desiderano integrarsi in modo legale nel
nostro Paese.
È la storia vera di un suo connazionale e collega incarcerato per cinque
mesi in attesa di processo perché accusato di violenza sessuale ai danni di
una minorenne, reato per il quale lui si è sempre proclamato innocente.
I fatti risalgono a tre anni fa; M. (la sua identità rimane segreta, per
ovvi motivi…) racconta la sua esperienza di detenuto straniero in un paio di
carceri italiane dove l’indifferenza e la violenza sono all’ordine del
giorno, soprattutto nei confronti di chi, accusato di un reato quale la
violenza sessuale, ha l’aggravante della pelle di un colore diverso. Il
diario di M., scritto in un italiano stentato - volutamente lasciato nella
forma originale, corretta e integrata il minimo indispensabile laddove
diversamente il testo sarebbe risultato incomprensibile - ci comunica tutto
il suo senso di straniamento per quella nuova dimensione nella quale regnano
l’indifferenza, l’umiliazione, il sopruso e la tortura. Eppure, da parte
sua, non c’è mai una parola di odio o di violenza: solo molto dolore e una
domanda ricorrente: “È così la legge italiana?”
Il testo del diario è integrato da un’introduzione di Miriam Giovanzana, il
datore di lavoro che, insieme con tutta la redazione di “Terre di mezzo” e i
suoi tanti sostenitori, ha lottato perché M. avesse tutta l’assistenza
legale, morale e affettiva di cui ha avuto bisogno, da una nota del curatore
Silvia Melloni e da un’intervista allo stesso protagonista.
(Monica Anelli)
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Autore: Maurizio MAGGIANI
Titolo: Il viaggiatore notturno
Editore: Feltrinelli
Anno: 2005
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Uno studioso di migrazioni animali sta
seduto su una cima nel deserto dell’Hoggar: attende il passaggio delle
rondini insieme al popolo Tagil, nello stesso luogo in cui aveva vissuto il
monaco père Foucauld. Parla con la sua guida Jibril, apprende dai Tagil il
valore della nuda bellezza; e intanto racconta di altri luoghi, di altri
popoli e migrazioni. Così conosciamo l’orsa Amapola, fuggita dalle foreste
della Bosnia sulle montagne della Carnia, l’armeno Zingirian, compagno di
viaggio nell’orrore di Tuzla assediata, una misteriosa donna, la Perfetta,
che lui ama senza conoscerla veramente.
Lo scrittore ci presenta un’abile miscela
di mistero e realtà, con tutti gli ingredienti giusti per affascinare il
lettore: il viaggio, il deserto, la guerra, l’amore, la morte. L’operazione
però non è sempre riuscita e spesso sembra troppo studiata a tavolino,
secondo me. Alcune pagine tuttavia sono bellissime: non sarà facile
dimenticare il funerale notturno dei settanta ragazzi di Tuzla uccisi da una
granata durante la loro festa.
(Daniela Borsato) |
Autore: Victor MAGIAR
Titolo: E venne la notte
Editore: Giustina
Anno: 2003 |
1967.Un bambino guarda il mare sul molo del porto di Tripoli. Sulle rive del
Mediterraneo si è svolta tutta la storia della sua famiglia, da quando è
stata cacciata dalla Spagna nel 1490, insieme a tutti gli ebrei. “Negli
ultimi 500 anni nessuno, nella mia famiglia, è morto nella città dove è
nato.” I Cordoba conservano e tramandano fedelmente la loro lingua, il
djudeo-espanyol, le tradizioni, la cucina. Tuttavia sono aperti al mondo: il
ragazzo frequenta la scuola italiana, ma studia l’arabo e l’inglese, ha
amici di tante provenienze, lingue, religioni. Un lungo flash-back riporta
la vicenda ai tragici eventi della seconda guerra mondiale, alla storia di
zio Leon e della fiera Ester, che lo lascia per andare a vivere e combattere
in Israele. Proprio la nascita dello stato d’Israele sarà la miccia che fa
scoppiare il conflitto latente tra le comunità: le tensioni con gli arabi
sfociano in persecuzioni, violenze, massacri, fino all’espulsione degli
ebrei dalla Libia dopo la guerra dei sei giorni. La famiglia Cordoba
sceglierà l’Italia. E questo sembra segnare la fine di una civiltà
cosmopolita che per secoli ha mescolato lingue, culture, sapori, sulle rive
del Mediterraneo. È una storia complessa, difficile da sintetizzare, ricca
di eventi e personaggi. Vi si può leggere la difficoltà e insieme la
necessità di stabilire ponti tra passato e presente, tra popoli e culture
diverse. Ma vi si legge anche la speranza che sia possibile nonostante tutto
difendere la diversità, l’identità, senza contrapporsi e senza odiarsi. Una
storia di molte storie, molti pensieri, molte verità: sono arabi coloro che
minacciano la vita dei piccoli ebrei all’uscita dalla scuola, ma è arabo
anche il vicino che rischia la vita per salvarli. Un’ultima amara
riflessione: i protagonisti del romanzo guardano all’Italia, alla sua
letteratura, alla musica, al cinema, e infine la scelgono come nuova patria.
Ma gli italiani hanno ignorato e ignorano tutto di questa vicenda.
(Daniela Borsato) |
Autore: Léo MALET
Titolo:
Il sole non è per noi
Editore: Metrolibri
Anno: 2005 |
In una Parigi grigia e ostile, ben lontana
dagli splendori del lusso e della vita mondana, il sole non splende per quei
derelitti che nella capitale tentano di sopravvivere con vagabondaggi ed
espedienti. E’ un universo di emarginati, un sottobosco metropolitano quello
presentato dall’autore in questo libro straziante e scomodo; molti di loro
sono minori, come il protagonista André Arnal, un sedicenne costretto a
crescere troppo in fretta da una situazione di abbandono e di povertà. Le
strutture sociali si rivelano del tutto inadeguate anche solo per tentare un
recupero morale e umano: indifferenza, corruzione, brutalità non fanno che
accentuare la spirale di degrado inarrestabile dalla quale André si troverà
sopraffatto.
E’ un libro dai toni crudi e violenti, che
propone un quadro impietoso delle miserie metropolitane, puntando
implicitamente un dito accusatore sulle responsabilità della gente
“normale”, quella per la quale, invece, il sole continua a splendere.
(Paola Lerza) |
Autore: Sandor MARAI
Titolo: Le braci
Editore: Adelphi
Anno: 1998
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È la storia di una grande e vera amicizia
tra due uomini diversi per nascita, educazione, carattere e stile di vita,
due uomini uniti e divisi dall’amore per la stessa donna: moglie di uno ed
amante dell’altro. Dopo 41 anni e 43 giorni da quando le loro vite hanno
preso strade opposte ed essi si sono separati proprio a causa di questo
amore, tornano ad incontrarsi per la loro ultima cena insieme, proprio nel
castello in cui si è svolto il comune dramma d’amore. Entrambi hanno atteso
per anni questo momento, per chiarire fra loro ciò che non era mai stato
detto a parole ma che entrambi sapevano. Il fantasma della donna tanto amata
da entrambi, che pagherà con l’esilio e la morte la colpa di aver amato due
uomini, si innalza tra loro, come causa di un silenzioso ed ultimo “duello
senza spade”. Chi ha tradito chi? È più cocente sapere di essere stati
traditi dalla propria sposa o dall’amico di una vita? Alla fine, come dice
uno dei due, ”ha importanza solo ciò che rimane nel nostro cuore”: cioè il
legame, l’attrazione, la passione provata per la stessa donna cui entrambi
sono sopravvissuti e della cui morte sono entrambi colpevoli, perché
entrambi hanno rinunciato a lei, l’hanno abbandonata proprio in nome della
loro amicizia. Di particolare effetto è la tecnica narrativa adottata
dall’autore; l’andamento un po’ lento della tradizione del romanzo
mitteleuropeo cambia bruscamente nell’incontro fra i due uomini: i tempi
cambiano dal passato al presente, tutto si fa immediato, vivo. Ai dialoghi e
alle descrizioni si sostituiscono lunghi e accorati monologhi del marito
tradito due volte, che ha atteso questo momento per una vita intera. Con
questo libro struggente ed intenso l’autore, le cui opere furono bandite
dall’Ungheria per decenni, ci trasporta in un mondo lontano dal nostro e
nello stesso tempo vicino, perché i sentimenti veri sono sempre gli stessi,
in qualunque luogo ed in qualunque tempo. Sempre ed ovunque, ciò che rende
la vita veramente degna di essere vissuta è forse proprio la fortuna di
provare con intensità una grande passione, o di avere un ideale,
indipendentemente dalla sua realizzazione: tenere nascosta nel proprio cuore
una fiamma con cui scaldarsi e sognare.
(Gabriella Nasi)
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Autore: Dacia MARAINI
Titolo: Dolce per sé
Editore: Rizzoli
Anno: 1997 |
Sette anni (dal 1988 al 1995) raccontati
attraverso lettere spedite da una drammaturga ormai cinquantenne, Vera, ad
una bambina appena di sei anni all’inizio del romanzo, Flavia.
Una sequenza di lettere a senso unico, in
cui la donna ritesse le fila del suo rapporto d’amore, ormai finito, con
Edoardo, zio di Flavia. Un idillio che merita di essere riassaporato nel
racconto epistolare. Un rapporto che non si esaurisce nella relazione a due
ma che si allarga alle relazioni con la famiglia dell’amato di cui la
protagonista serba, in fondo, un piacevole ricordo.
Alla vicenda amorosa si intrecciano,
infatti, ricordi di vita familiare, momenti di tenerezza, di
sofferenze e di passioni raccontati in un’atmosfera
vacillante tra la realtà del presente e il desiderio del passato.
Perché l’autrice abbia scelto la forma
epistolare per il racconto, credo sia nascosto nel libro stesso:
nell’episodio in cui la bambina si definisce “lettera” nel senso di
epistola, per comunicare con lo zio.
Il senso di una corrispondenza epistolare,
che a volte assume toni seri e tristi, tra una donna cinquantenne ed una
bambina pone degli interrogativi, ma le risposte andranno cercate in ciò che
il libro susciterà in ogni lettore o lettrice.
(Teresa Ducci) |
Autore: Dacia MARAINI
Titolo: La lunga vita di Marianna
Ucrìa
Editore: Rizzoli
Anno: Milano, 1990 |
Una donna siciliana del XVIII secolo, anche se nobile, aveva
ben poche chances di autoaffermazione e di realizzazione sociale.
Figuriamoci poi se era anche sordomuta: una menomazione che l’avrebbe
tagliata fuori da qualunque contatto interpersonale basato sulla parola, se
non fosse stato che lei, la duchessa Marianna Ucrìa, in quanto nobile aveva
avuto almeno l’opportunità di imparare a leggere e a scrivere. Un’operazione
macchinosa e faticosa a quei tempi, perché per comunicare doveva portarsi
sempre dietro tutto l’occorrente: tavoletta, fogli, piuma d’oca, boccetta
dell’inchiostro e cenere per asciugarlo… il tutto legato con una catenella
in vita, come un bagaglio permanente che la collegava col mondo.
Così, sempre composta e vigile nel suo silenzio, la duchessa Marianna vive
in punta di piedi, obbedendo con remissione alla volontà del “signor padre”,
che adora, e della “signora madre”, languidi esponenti di una classe sociale
improduttiva, preoccupata unicamente di combinare matrimoni a tavolino per
non “sporcare il sangue” e preservare il patrimonio di famiglia. Famiglia
numerosa da sempre, quella degli Ucrìa, perché mettere al mondo tanti figli
è l’unico dovere di una nobildonna: è necessario infatti che ci sia almeno
il primo maschio, erede universale, (e se una donna non è in grado di far
maschi naturalmente la colpa è sua), qualche figlia da mandare in sposa in
modo conveniente e qualcun altro da consacrare alla Chiesa, non importa se
in presenza o no di vocazione. A Marianna, per decisione del “signor padre”,
tocca in sposo uno zio di una quarantina d’anni più anziano di lei, che lei
sposa senza obiettare e senza ben capire, a soli tredici anni, che destino
la attende. E avrà anche lei la sua bella schiera di figli, messi al mondo
per dovere e non per piacere, cedendo ogni volta agli assalti rapaci del
“signor marito zio”, per il quale il dovere coniugale consiste solo
nell’appagamento dei suoi appetiti sessuali.
In queste condizioni Marianna può solo imparare ad “ascoltare” i pensieri di
chi la circonda e la sottovaluta come “povera mutola”; come quasi tutte le
nobildonne del suo tempo non conosce l’amore e ignora i piaceri del sesso
finché non sono loro a cercare lei, ormai vedova, nella persona di un
giovane servitore, che seppure per un breve periodo la fa sentire donna e
viva. Ma siamo nel Settecento, e le convenzioni sociali sono ancora più
forti della passione; così Marianna dovrà troncare, andar via, ma almeno
sarà libera dall’oppressione derivante dal suo ruolo di padrona e dall’ombra
soffocante della sua famiglia. Anche perché quella famiglia nasconde un
segreto terribile ed è responsabile della sua menomazione, che non è affatto
congenita: Marianna scopre di essere diventata sordomuta da piccola, a causa
di uno stupro subìto a quattro anni proprio da quel “signor marito zio” che
sarebbe poi diventato il padre dei suoi figli.
La Maraini scrive in modo delicato, con notevole sensibilità verso
l’ambiente storico di riferimento e verso la cultura e la mentalità dei
personaggi, oltre che verso l’animo femminile. Ne risulta una lettura
scorrevole che ci proietta gradevolmente nel passato.
(Paola Lerza) |
Autore: Paola MASTROCOLA
Titolo: La gallina volante
Editore: Guanda
Anno: 2000 |
Questo è il primo romanzo di Paola Mastrocola, a cui sono seguiti “La barca
nel bosco” e “La scuola raccontata al mio cane”. Ma è quello che preferisco.
L’autrice, insegnante di liceo, ha le sue personali e discutibili opinioni
sulla scuola, i suoi ultimi libri sono un po’ troppo “a tesi”. Questo invece
è un divertimento dall’inizio alla fine. La protagonista è Carla,
un’insegnante di lettere, con due figli e un marito che insegna matematica
ed è assorbito dal computer. Carla ha una passione e un sogno: far volare le
galline. E lo persegue molto seriamente e scientificamente. Parallelamente
alle vicende del pollaio si svolgono quelle scolastiche. Anche qui Carla
persegue sogni impossibili: niente a che vedere con obiettivi,
programmazioni, valutazioni e tutto il “didattichese” che questo libro
sbeffeggia ferocemente. Collegi docenti, lezioni, interrogazioni, colloqui
con i genitori, sono raccontati con sguardo divertito ma anche un po’ amaro.
E amara è la conclusione: Carla riuscirà a far volare le galline, ma non a
salvare da una fine stupida e volgare l’unica allieva che sembrava aver
capito e condiviso il suo sogno.
"Ragazzi, oggi vi spiego le virgole." Lo so, loro pensano: "Che insegnante
originale! spiega le virgole ai ragazzi di sedici anni", ma non è così, è
che non ne posso più. Non ne posso più di mettere io le virgole ai loro
temi. Mediamente ho classi di venticinque ragazzi: mediamente metto una cosa
come dieci virgole per tema: dunque, in tutto, a ogni compito in classe
metto almeno duecentocinquanta virgole. Non so se riesco a esprimere
l'abissale malessere che mi prende: per me una virgola è tutto, è il sale
della vita, il bastone della vecchiaia, il succo della storia, il nocciolo
della questione, il fulcro, il centro, il buco nero, l'origine, l'utero… Una
virgola che manca è l'abisso che mi si scava ai piedi, mi sento svenire,
capogiro, nausea. Ma non è un problema personale: è un disastro cosmico, che
dovrebbe riguardare tutti. Le virgole sono l'impalcatura del mondo, se
mancano il mondo crolla, come un soffitto non puntellato, un cemento non
armato.
(Daniela Borsato) |
Autore: Margaret MAZZANTINI
Titolo: Nessuno si salva da solo
Editore: Mondadori
Anno: 2011 |
Una separazione non è solo la fine di un amore, è
l’amarezza, la frustrazione, il senso di rabbia, la voglia di ferire l’altro che
ogni disfatta si porta con sé.
Delia e Gae si ritrovano una sera a cena in un ristorante con la speranza forse
di ricucire una separazione appena avvenuta, ma con la consapevolezza che ormai
il tempo del loro amore è finito.
Ciascuno, a modo suo, ripercorre la vita della coppia; l’amore, la passione, i
desideri, i sogni, le fantasie, le nevrosi, la vita quotidiana, le trasgressioni
pensate e vissute, i figli, le speranze, le illusioni, la realtà emergono dal
quadro dei loro pensieri per divenire, solo a tratti, parole di un dialogo, ove
sovente sembra che non tutto sia stato detto o compreso.
Buono il tratteggio psicologico dei due personaggi, resta la crudezza di un
linguaggio un po’ forzato e gratuito, spesso anche volgare, che langue tutto in
superficie creando l’impressione di non riuscire o di non volere irrompere
all’interno.
Una storia dei nostri tempi, con un finale inconsueto, da soap opera. Bisogna
arrivare alla fine del libro per capirne il titolo, ma ormai è troppo tardi.
(Lucia Bartoli) |
Autore: Margaret MAZZANTINI
Titolo: Venuto al mondo
Editore: Mondatori
Anno: 2008
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“Se andassimo via adesso nulla di ciò che verrà sarebbe…”
Quante volte il nostro e l’altrui futuro dipendono dalla scelta, o non
scelta, di un attimo, in un certo luogo e in un certo tempo, dal
concatenarsi di piccoli eventi impercettibili.
L’ultimo romanzo della Mazzantini, 529 pagine da leggere d’un fiato, ci
mostra come la vita sia sempre imprevedibile, come i destini si
uniscano e si separino, come nulla sia, spesso, ciò che appare. Può essere
definito un vero e proprio thriller sentimentale per i colpi
di scena che si susseguono nella lettura, lasciandoci avvinti ad essa.
Come accennare alla trama senza far venir meno quello che è, forse, il
carattere più importante di questo libro pieno di sorprese? Dirò
soltanto che le vicende si svolgono lungo l’arco di due decenni: nascono
nella vecchia Iugoslavia che vedeva convivere generazioni di
cultura, lingua e religioni diverse; hanno il loro climax nella guerra che
potremmo considerare “civile” fra serbi e croati, nel
frantumarsi della nazione comune; trovano l’epilogo, con i protagonisti,
nella nuova Sarajevo, in cui chi è sopravvissuto porta
comunque con sé dolore e sconfitta.
Qui si rincontrano le due donne-madri legate da un destino che le unisce
nella figura di Pietro, quello che potremmo definire il figlio
comune, nato dal bisogno di maternità negata di Gemma, da uno stupro di
guerra compiuto su Aska, dal rimorso e dal senso di colpa di un
padre mancato, Diego, dalla generosità e dall’amore disinteressato di un
padre putativo, Giuliano.
È quindi, forse e soprattutto, un libro sulla maternità e su ciò che
significa essere figli e genitori.
Soprattutto, è un romanzo scritto da una donna-moglie-amante-madre che sa,
sulla propria pelle, cosa significa convivere ogni mese con
la propria femminilità e con il rituale quasi sacro del ciclo mestruale
atteso con ansia o con paura, tatuaggio simbolo del corpo che è
aperto alla vita, poiché le mani di una donna sanno sempre sporcarsi, nella
vita e per la vita, di sangue, sudore, sperma, merda,
mentre per gli uomini ciò accade, forse, soltanto in guerra e al momento
della morte. È un romanzo bellissimo, per me un inno alle
donne.
È anche un romanzo storico, che ci riporta (era solo due decenni fa) ad una
guerra nata, forse, per difendere il diritto di una
minoranza, una “guerra impossibile” come si crede e si spera siano tutte le
guerre, che poi si allarga fino a trascinare con sé, come
un contagio di peste, ”giusti e peccatori”, stravolgendo e corrompendo anche
l’animo dei più puri, poiché l’odio non può fare altro che
generare odio e ancora odio.
Ma è anche un romanzo d’amore, d’amore fraterno, filiale, genitoriale,
sensuale, d’amore gratuito, per dimostrare che solo questo
sentimento può aiutarci a vincere l’orrore.
(Gabriella Nasi) |
Autore: Melania G. MAZZUCCO
Titolo: Un giorno perfetto
Editore: Rizzoli
Anno: 2005 |
Un fatto di cronaca, di quelli che i giornalisti pigri
definiscono inevitabimente “sordido”. Un dramma familiare come tanti altri.
Ma prima, in quell’ultima lunghissima giornata che precede la tragedia (che
il nostro solito giornalista pigro definirebbe “annunciata”), i personaggi
della storia vengono seguiti uno per uno, minuto per minuto, nei loro
diversi percorsi. Antonio, poliziotto di scorta a un uomo politico, non
riesce ad accettare la fine del matrimonio con Emma e la perdita dei figli.
Emma si arrabatta tra lavoretti precari e improbabili sogni di successi
canori, cerca come può di proteggere i figli Valentina e Kevin da Antonio,
geloso e violento, ma anche lei in fondo non riesce ad accettare la fine di
quel loro amore. Elio, deputato in procinto di perdere le elezioni, dopo
aver perso il favore del potente di turno. Sua moglie Maya, misteriosa ed
inquieta, suo figlio, il ribelle disilluso Zero. La piccola tenera Camilla,
che compie sette anni e decide chissà perché proprio quel giorno di sposare
Kevin, bruttino ed emarginato. Sasha, insegnante gay di Valentina e il suo
assurdo solidale incontro con Emma. Personaggi seguiti con affettuosa ironia
nel loro faticoso arrancare, verso un finale che in fondo potrebbe essere
diverso, basterebbe poco per cambiare tutto. Una storia dei nostri giorni,
scritta con tecnica cinematografica, per essere letta di corsa, con l’antica
e sempre valida molla del “voglio vedere come va a finire”, ma anche con
partecipazione e pietà per questi “vinti” del nostro tempo.
(Daniela Borsato) |
Autore: Melania G. MAZZUCCO
Titolo: Vita
Editore: Rizzoli
Anno: 2003 |
Arrivano dal mare, su
barconi e gommoni, in cerca di una vita migliore e, troppo spesso, in cerca
di una nuova esistenza. Incontrano il dolore, si perdono nella miseria della
strada, diventano ladri e prostitute. È la vita degli immigrati di oggi, ma
è stata anche quella dei nostri italiani, emigranti nel primo Novecento. È
l’esistenza di Vita e Diamante, due bambini imbarcati su una nave che va in
America, nel 1903. Cresceranno insieme, legati da qualcosa di più forte
dell’amore e della passione, da qualcosa che andrà oltre la loro stessa
vita. Si scontreranno con la mafia e con il mondo crudele e spietato di una
America che promette molto, ma che molto richiede per sopravvivere alle sue
leggi. Saranno divisi dal destino, ma resteranno per sempre uniti attraverso
il tempo e lo spazio dal sentimento che provano e dal nome dato ai loro
figli. E, come sempre accade, sarà la donna, Vita, dopo quarant’anni, a
ricercare l’uomo tornato in Italia, per un ultimo incontro in cui le parole,
inutili e vuote, faranno solo da sfondo all’intensità degli sguardi. Invito
a leggere questo libro, basato su testimonianze vere, per ritrovarci nelle
“ombre” che attraversano con noi la strada, che ci fermano ai semafori, che
parlano un italiano stentato.
(Gabriella Nasi)
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Autore: Frank MC COURT
Titolo: Ehi, prof!
Editore: Adelphi
Anno: 2006 |
Mc Court ha pubblicato il suo primo romanzo, il
fortunato “Le ceneri di Angela”, a 66 anni, il secondo, “Che paese
l’America”, a 69. Di questo si stupiscono i suoi colleghi più giovani: come
mai così tardi? Ed ecco la risposta. Per trent’anni Mc Court ha fatto
l’insegnante d’inglese nelle scuole superiori di New York. Centinaia di
studenti, migliaia di compiti da correggere, ore ed ore passate nel
tentativo di tener testa a orde di adolescenti riluttanti, spesso sgradevoli
od ottusi. Le frustrazioni, le delusioni, il divertimento, la fatica di
insegnare, i rari momenti che illuminano questo mestiere sono raccontati
con irresistibile autoironia: il professor Mc Court si descrive come un
insegnante spesso smarrito e incapace, sopraffatto dalla difficoltà di
arrivare ai ragazzi, continua a rievocare storie tragicomiche sulla sua
infanzia infelice in Irlanda, sembra far lezione in modo casuale, quasi
stupito quando invece la magia riesce e la comunicazione passa, magari a
partire da una ricetta di cucina o da una giustificazione falsificata.
Benché la scuola americana sia molto diversa dalla nostra, credo che molti
insegnanti si riconosceranno in queste storie di scuola e di ragazzi, molte
divertenti, qualcuna tragica, tutte indimenticabili, raccontate con grande
leggerezza e senza nessuna retorica.
“ Ehi professore. Lei dovrebbe scrivere un libro, sa?”
(Daniela Borsato) |
Autore: Ian MC EWAN
Titolo: Bambini nel tempo
Editore: Einaudi
Anno: 1987 |
Bambini che scompaiono. Adulti che si rivedono bambini.
Adulti che vogliono tornare bambini. Adulti impegnati in assurde discussioni
sull’educazione dei bambini. L’infanzia come luogo del mito. Infanzia che
ritorna come un incubo. Infanzia felice da rivivere oltre ogni limite
ragionevole, fino a morirne.
Il protagonista è uno scrittore casualmente giunto al successo con un
racconto per ragazzi, al quale accade quello che ogni genitore ha vissuto
come l’incubo più straziante: la scomparsa misteriosa e inspiegabile di una
figlia. Alla sua vicenda, alla fine inevitabile del suo matrimonio, alla sua
ossessiva ricerca della bambina, si intrecciano altre storie: un misterioso
salto temporale all’indietro per ritrovare i suoi genitori giovani, l’atroce
parabola di un amico, politico di successo, che si annulla nell’impossibile
folle ritorno all’infanzia, infine la faticosa rinascita del rapporto con la
moglie e una sorpresa finale.
Un libro ricchissimo di spunti, scritto con passione meticolosa, acuto
nell’indagine di sentimenti e idee. Volutamente discontinuo nei toni, passa
dal sarcastico al tenero con grandissima abilità. Irresistibili i demenziali
dibattiti della commissione ministeriale sull’educazione, il ritratto del
primo ministro, l’incidente in cui un camionista, in realtà illeso, detta a
ripetizione ultime volontà. Eccessiva, secondo me, la “melassa” finale.
(Daniela Borsato) |
Autore: Ian MC EWAN
Titolo: Espiazione
Editore: Einaudi
Anno: 2002 |
Un giorno d’estate in una villa inglese, alla vigilia
della II guerra mondiale. Un tempo sospeso, quasi fermo, in cui per molte
pagine sembra non succedere niente. Così ci attardiamo pigramente tra le
velleità letterarie dell’adolescente Briony, le inquietudini della sorella
maggiore Cecilia, il fascino di Robbie, l’antipatia della cugina Lola, la
tenera infelicità dei due gemellini Pierrot e Jackson. E poi il fratello
maggiore Leon e il suo amico Paul. Il tempo sembra scivolare in un’attesa
irrequieta, che prefigura l’attesa della guerra. Improvvisamente tutto
precipita. Nel giro di poche pagine assistiamo ad una scomparsa, uno stupro,
una terribile accusa che cambierà la vita di tutti. Passano gli anni e la
scena si sposta a Dunkerque, dove Robbie cerca disperatamente di
sopravvivere alle ferite, alla fame, agli incubi, per poter tornare da
Cecilia. Intanto Briony è diventata infermiera, un lavoro massacrante tra
gli orrori dei feriti di guerra, un tentativo per purificarsi da una colpa
che solo ora, adulta, comprende fino in fondo. La vita le dà un’altra
possibilità, ma sarà dura e difficile.
Personaggi ben costruiti, una scrittura nitida, precisa, una storia
appassionante. Ma secondo me l’autore dà il meglio di sé quando descrive
dettagli apparentemente secondari. Io ho trovato particolarmente godibile il
racconto della vita delle infermiere inglesi: il lettore italiano di oggi,
magari reduce da un’esperienza nei nostri ospedali, ad un certo punto si
trova a desiderare di essere accudito da queste instancabili,
efficientissime, impeccabili fanciulle.
(Daniela Borsato) |
Autore: Patrick MC GRATH
Titolo: Follia
Editore: Adelphi
Anno: 1999 |
Fumavo girando la testa, tac a destra, tac a sinistra, senza guardare
davanti a me, senza vedere. Pioggia e vento, il fiume. E Charlie. Non so
perché non gridai. Perché avrei dovuto gridare? Non fu quello il momento
peggiore, per me. Non lo furono neppure i sonniferi nascosti sotto il
cuscino, nell’ospedale all’interno del Muro. Fu prima. Fu il ritorno a
casa dopo la fuga da Edgar. Lo avevo conosciuto in occasione del ballo dell’
ospedale. Io ero la moglie del vicedirettore. Indossavo un vestito da
sera nero, scollato, di seta grezza, raffinatissimo. Era aderente sul
busto e formava, scendendo, una corolla, con uno spacco in mezzo. Avevo uno
scialle sulle spalle e ai piedi tacchi vertiginosi. I miei capelli, biondi,
quasi bianchi, illuminavano il mio sguardo. Apparivo fredda, quasi altera.
Così mi vide Edgar. Lo stesso vestito che indossai l’anno successivo. Con
apparente noncuranza, con un falso gesto di sfida, volli lo stesso abito
dell’anno precedente. Il mio abito nuziale. Senza Edgar. Per Edgar. Non ero
più la moglie del vicedirettore. Ero un’interna, una paziente. Non riesco a
formulare un pensiero in cui Edgar non sia soggetto o oggetto. Dovete
prendere il libro, se volete saperne di più. Peter era convinto di
fare un bel lavoro analitico, con me. Peter, il direttore, lo psichiatra, il
collega e l’amico di mio marito Max. Sono figure indistinte, difficili da
focalizzare, non so dire altro di loro. E Charlie… Dovrei parlare di Charlie,
del mio bambino… È così difficile ora… Peter è convinto di avere il possesso
di tutto. Ha tentato ed è convinto di esserci riuscito. Nonostante abbia
ormai capito che le mie risposte erano solo le studiate, precise, beffarde
conferme che cercava. Povero Peter, egli non sa quale limite abbiano le
parole. E anche i corpi. Non ci avrà mai. E non vi ho parlato di amore…
(Maria Cristina Rosa) |
Autore: Patrick McGRATH
Titolo: Trauma
Editore: Bompiani
Anno: 2007
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Ancora una volta l’autore di “Follia”
ci trasporta nel mondo dell’inconscio e dell’irrazionale, in quell’universo
- in parte scientifico e in parte legato al mistero della mente umana - in
cui si muovono gli psichiatri e i loro pazienti.
Cosa spinge il protagonista, stimato psichiatra, a trovarsi sempre
“invischiato” in storie contorte, a specializzarsi nella cura di chi è
sopravvissuto ad un trauma, come può essere per i reduci dalle guerre, a
rendersi oggetto e a essere manovrato dalle donne di cui si innamora? Cosa è
avvenuto nel suo passato, qual è stato l’avvenimento che ha rimosso, ma che
torna ad impedirgli di vivere la propria vita, portandolo a sentirsi sempre
colpevole e fuori luogo e a punirsi oltre ogni limite? Cosa si nasconde
dietro il suo rapporto morboso con la madre, che lo induce ad allontanare le
donne che vorrebbe amare? Qual è il rapporto fra amore ed odio, vergogna e
risentimento, intelligenza e pazzia? Per quale dannato incantesimo tutti
coloro che, in qualche modo, vengono a contatto con lui finiscono per
suicidarsi?
E la scoperta del proprio trauma, finalmente, lo guarirà o lo farà
definitivamente impazzire?
(Gabriella Nasi) |
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