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SAGGISTICA NOPQ
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Autori: Marcello PERA e Joseph RATZINGER
Titolo: Senza radici
Editore: Mondadori
Anno: 2004
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Esistono le radici cristiane d’Europa? Due
autorevoli contributi al dibattito nel momento più caldo, mentre si
stava elaborando la Costituzione Europea. Pera era Presidente del
Senato; Ratzinger, non ancora papa, era il Prefetto della
Congregazione per la dottrina della fede, in altre parole l’ideologo
del Vaticano.
Pera tiene una conferenza su “Relativismo, cristianesimo e
Occidente”, Ratzinger su “Europa. I suoi fondamenti spirituali”. Tra
i due successivamente avviene uno scambio di lettere. Curiosamente
quello più aperto ad altre culture sembra il cardinale. Pera si
lancia in spericolate citazioni di filosofi e studiosi passati e
presenti, usandoli piuttosto disinvoltamente per dimostrare la sua
tesi: che l’Occidente è troppo pavido nella difesa dei suoi valori.
La parte più interessante e condivisibile è l’argomentazione secondo
la quale credere nella superiorità dei propri modelli culturali non
implica necessariamente volerli imporre agli altri. A questo punto
manca però il passo successivo: come cioè affermare la superiorità,
ad esempio, della democrazia sulla teocrazia, con quali mezzi se non
quelli democratici, pena il venir meno del valore stesso. La
conclusione di Pera va invece nella direzione contraria.
Ratzinger esplora la storia d’Europa dalle origini, dall’iniziale
identificazione tra potere politico e religioso, alle successive
distinzioni tra Papato e impero, fino alla formazione degli Stati
nazionali e allo “scisma” provocato dalla Rivoluzione Francese. Il
futuro papa rintraccia l’identità dell’Europa in alcuni principi,
secondo lui specificamente cristiani: i diritti umani e la famiglia
fondata sul matrimonio.
Spunti interessanti per una discussione, alla quale manca tuttavia
qualcosa di essenziale: l’interlocutore. Quella cultura laica, cioè,
sbrigativamente liquidata come debole e rinunciataria, ma che forse
ha anch’essa qualcosa da dire sulle proprie radici.
(Daniela Borsato) |
Autore: Sandra PETRIGNANI
Titolo:
La scrittrice abita qui
Editore: Neri Pozza
Anno: 2002 |
“I viaggi nelle case sono
viaggi nelle vite. O forse è il contrario. Ma non importa. Una casa
è un destino comunque. (…)”
E’ un libro curioso, questo, in tutti i sensi: perché ci porta a
spiare “(…) nelle case e nella vita sentimentale di Grazia Deledda,
Marguerite Yourcenar, Colette, Alexandra David-Néel, Karen Blixen,
Virginia Woolf”. Con uno spirito un po’ voyeuristico, ma forte della
tesi secondo la quale “una casa racconta la verità su chi la abita”,
l’autrice percorre i luoghi dove vissero, scrissero e amarono queste
donne tra loro apparentemente così diverse, e ce ne svela le
debolezze, i vezzi e le abitudini attraverso le cose di cui si
circondavano. Ce le mostra fragili e vulnerabili nella trama
complessa – e spesso complicata - delle loro vite sentimentali, ora
sofferte, ora quasi negate.
Il taglio del libro è quello del reportage: l’autrice esplora i
posti, interroga i testimoni, scava nelle opere alla ricerca di
riscontri, raccoglie aneddoti e ricordi, il tutto, però, con una
partecipazione emotiva palpabile, perché, come dice citando la
Blixen, “(…) il destino di un altro serve sempre a spiegare
qualcosa. Un po’ ci illumina, un po’ ci mette in guardia da noi
stessi.”
(Monica Anelli) |
Autore: Elisa PINNA
Titolo: Tramonto
del cristianesimo in Palestina
Editore: Piemme
Anno: 2005
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La prima sensazione è di smarrimento.
Orientarsi tra greco-ortodossi, melchiti, latini, caldei, copti,
maroniti, ecc. è un’impresa impossibile per il profano. Ed è
difficile per noi capire come mai ognuna di queste differenti,
talvolta minuscole, comunità cristiane presenti in Palestina sia
impegnata con tanto accanimento a difendere il proprio spazio
vitale, che in qualche caso si riduce ad uno sgabuzzino in un angolo
della Basilica del S. Sepolcro. Ognuno di questi gruppi ha dietro di
sé una storia millenaria, tutti sono presenti da secoli in
Terrasanta, ciascuno ha ottime ragioni per rivendicare diritti e
difendere identità. Difficile capire per noi italiani, cristiani di
una sola Chiesa o indifferenti. Perché i cristiani in Palestina sono
una minoranza sempre più esigua, sempre più discriminata, sempre più
povera, minacciata dall’aggressività dell’occupazione israeliana, ma
anche dal radicalizzarsi dello scontro, per cui tra i palestinesi
prevale sempre di più la componente fondamentalista islamica su
quella laico-rivoluzionaria dei primi tempi. Il libro affronta e
approfondisce con grande chiarezza una serie di questioni molto
delicate che tv e giornali in Occidente di solito ignorano; e avanza
la tesi che aiutare le comunità cristiane a sopravvivere in
Palestina possa essere d’aiuto al processo di pace. Ma il lettore
viene colto dal dubbio che non abbiano tutti i torti i musulmani a
burlarsi dei cristiani chiedendo: “Ma quante volte è nato e morto
Gesù?”, dal momento che si trovano di fronte a due o tre Pasque o
Natali festeggiati in date diverse.
Alla fine non credo che il lettore ricorderà facilmente la
differenza tra melchiti e caldei, ma gli sarà forse più difficile
dimenticare la storia delle donne e dei neonati morti per non aver
potuto raggiungere l’ospedale a causa dei posti di blocco, oppure
degli immigrati russi che si fingono ebrei e nascondono icone e
salsicce.
“Ognuno segue la sua religione e Dio l’aiuta” (proverbio
palestinese)
(Daniela Borsato) |
Autore: Anna POLITKOVSKAJA
Titolo: La Russia
di Putin
Editore: Adelphi
Anno: 2006 |
Coraggio, rigore, tenacia: le armi con cui Anna
Politkovskaja demolisce ogni illusione sull’evoluzione democratica
della Russia. Tragica la conclusione della vicenda umana della
giornalista, terribili i fatti narrati. Un quadro di corruzione,
arbitrio, cinismo, in cui i protagonisti hanno nome e cognome: sono
politici, imprenditori, magistrati, criminali comuni, tutti protetti
e favoriti da un sistema di potere gestito e organizzato da uomini
dell’ex KGB, a cominciare da Putin. Non è lui il protagonista del
libro, però: rimane sullo sfondo, espressione dell’eterno potere che
opprime i deboli, mistifica la verità, assolve ladri ed assassini.
Non è un’analisi politica, è un magnifico esempio di inchiesta
giornalistica. Parlano i fatti, gli atti processuali, le voci dei
protagonisti: il processo a un militare accusato di aver stuprato e
ucciso una ragazza cecena, le storie di successi e fallimenti nel
nuovo capitalismo selvaggio, i meccanismi con i quali la nuova mafia
russa si impadronisce di aziende sane e le distrugge, altre storie
di ordinaria ingiustizia. E l’ingiustizia più grande: la guerra
cecena. Lo strumento che usa il potere per tenersi a galla, secondo
uno schema vecchio come la storia: creare e mantenere un nemico
esterno per ottenere il consenso interno. Bellissima e straziante la
storia del sedicenne ucciso nel teatro Dubrovka e della disperata
lotta per la verità di sua madre.
Sotto accusa non è solo il despota, ma chi gli consente di agire
impunemente: innanzitutto i cittadini russi che subiscono senza
fiatare menzogne e soprusi, e poi l’opinione pubblica internazionale
e i politici europei ed americani che lo osannano, chiudendo occhi e
orecchie alla realtà dei fatti, anche ora, dopo che Anna
Politkovskaja ha pagato con la vita il suo coraggio.
(Daniela Borsato) |
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