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NARRATIVA NM-NZ
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NA-NL |
Autore: Amélie NOTHOMB
Titolo: Il viaggio
d'inverno
Editore: Voland
Anno: 2010
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"Le voyage d’hiver" di Amélie Nothomb tratta uno dei
temi cari all’autrice: la morte, attraverso un intreccio complicato e
sentimenti profondi che il titolo, con il riferimento alla stagione più
gelida dell’anno, sembra non confermare. La storia si snoda attraverso
situazioni paradossali, che richiamano implicitamente quelle ben note del
romanzo dell’assurdo, nel resoconto di una vicenda personale. Il narratore
Zoïle, impiegato nella grande impresa francese dell’elettricità EDF-GDF,
segnato da un’esperienza adolescenziale mistica e “fisica” nel contempo, la
ritraduzione dell’Odissea ( chiuso in una baita di montagna) quando va a
casa di Astrolabe, agente letterario di una scrittrice diversamente abile,
Aliénor, a cui si dedica pienamente , per presentare un nuovo piano di
elettricità per la casa senza riscaldamento, rimane affascinato dalla loro
scelta coraggiosa e si innamora subito della donna, la quale non riesce a
ricambiare il sentimento. Sarà proprio il rifiuto che scatenerà in Zoïle la
rabbia con la conseguente idea del suicidio-omicidio, attraverso un
dirottamento aereo con schianto sulla Torre Eiffel, monumento parigino
preferito da Astrolabe e concepita come l'iniziale del suo nome, la lettera
A (forma, lo si apprende nel corso della storia, intesa come dedica ad un amore
dell’ideatore del simbolo parigino). Il finale lascia al lettore la
possibilità di attivare un proprio immaginario. Il racconto si conclude,
infatti, con l'ingresso del narratore nell'aereo: nessuno sa se l’attentato
avrà luogo. Filo conduttore della storia è il viaggio, inteso in tutte le
sue accezioni inclusa quella di passaggio ultimo. Lo stile secco e asciutto
rende immediate le sensazioni di solitudine e tristezza dell’animo provate
dal protagonista e gioca sull’assurdo, sulla malattia e, in ultimo, sulla
morte. Inaspettate, in questo quadro, risultano le ultime parole del libro
"Le printemps va pouvoir commencer" che contrastano con il titolo.
(M. Pompea Coluzzi) |
Autore: Amélie NOTHOMB
Titolo: Ni d’Eve ni d’Adam
Editore: Albin Michel,Paris
Anno: 2007
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“Il mezzo più efficace per imparare il giapponese mi
parve insegnare il francese. Lasciai un annuncio al supermercato: "Lezioni
private di francese, prezzo interessante."
La sera stessa squillò il telefono. Prendemmo appuntamento per l'indomani,
in un caffè di Omote-Sando. Io non capii come si chiamava lui, lui non capì
come mi chiamavo io. Quando riattaccai, mi resi conto che non avevo idea di
come lo avrei riconosciuto, e lui idem. E poiché non avevo avuto la presenza
di spirito di chiedergli il numero di telefono, chissà come avremmo fatto.
"Probabilmente mi richiamerà" pensai.
Non mi richiamò. Dalla voce mi era sembrato giovane. Elemento che non mi
avrebbe aiutato granché. Non mancava certo la gioventù a Tokyo, nel 1989.
Tanto più in quel caffè di Omote-Sando, il 26 gennaio, intorno alle tre del
pomeriggio.
Non ero l'unica straniera, proprio per niente. Eppure, si diresse verso di
me senza esitazioni.
— Lei è l'insegnante di francese?
— Come fa a saperlo?
Alzò le spalle. Molto rigido, si sedette e tacque. Mi resi conto che
l'insegnante ero io e che toccava a me occuparmi di lui. Gli rivolsi alcune
domande e appresi che aveva vent'anni, si chiamava Rjnri e studiava il
francese all'università. Lui apprese che io avevo ventun anni, mi chiamavo
Amélie e studiavo il giapponese. Non capì di che nazionalità fossi. Ci ero
abituata.
- A partire da questo momento, non si può più parlare inglese - dissi.
Inizia in questo modo, il romanzo “Ni d'Eve ni d'Adam” della scrittrice
belga Amélie Nothomb. Una storia incentrata sul sentimento, che nasce come
rapporto di lavoro: il giovane giapponese, Rinri, vuole imparare il
francese; Amélie, da poco tornata nella terra del Sol Levante dopo tanti
anni ed in cerca di lavoro, pubblica un annuncio per dare ripetizioni. Il
Giappone, paese amato da Amélie, custodisce i suoi ricordi d’infanzia.
Tuttavia molte situazioni imprevedibili della quotidianità, di due ragazzi
che si ritrovano innamorati, tra stupore e divertimento, mettono in evidenza
la differenza tra modi e costumi differenti. Non mancano, in proposito, le
situazioni imbarazzanti: gli incontri con i familiari di Rinri (i nonni, in
particolare) e con le rispettive sorelle. Non mancano le escursioni,le
vacanze, le conversazioni. Non manca la condivisione di gesti ed abitudini
personali che diventano scoperta per entrambi.
Tutto porterebbe ad intravedere le premesse di un legame solido. Premesse,
che si scontrano con il desiderio di libertà e di indipendenza della
protagonista, che trova nella fuga (un biglietto di sola andata per
l’Europa) il mezzo per sfuggire ad una scelta di vita non definitiva. “Gli
indirizzai un discorso mentale: “Vecchio amico, io ti amo. Non ti tradisco
partendo. Può capitare che fuggire sia un atto d’amore. Per amare, bisogna
essere liberi. Parto per preservare la bellezza di ciò che provo per te. Non
cambia nulla”.
Scorrevole la lettura, delicato, pudico ed ironico il racconto della storia
amorosa, forte il senso di appartenenza alle radici culturali delle origini.
Un romanzo che, sotto l’aspetto di una trama banale, costituisce motivo di
confronto e di arricchimento culturale.
Versione italiana: "Né di Eva né di Adamo", Edizioni
Voland, 2008.
(M. Pompea Coluzzi)
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