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Autore: Amos OZ
Titolo: Non dire notte
Editore: Feltrinelli
Anno: 2007 |
In questo libro lo scrittore ci trasporta in un luogo
a noi completamente sconosciuto, in una cittadina costruita sul nulla in
pieno deserto, in cui i pochi abitanti vivono l’uno a ridosso dell’altro,
dipendendo in tutto e per tutto, per le loro esigenze, dai propri vicini. La
vita, qui, scorre estremamente lenta e monotona, intorno a pochi
luoghi-simbolo: un unico emporio, l’edicola con pochi giornali, un gabinetto
dentistico, una scuola… gli stessi abitanti, che sembrano essersi rifugiati
in quest’eremo per sfuggire alle loro tragedie, paiono congelati in gesti
uguali e ripetitivi. È per questo che il suicidio di un giovane, arrivato
da poco, con problemi di droga, porta disordine e scompiglio nel paese e
ancora di più lo porterà l’arrivo del padre del ragazzo, che in memoria del
figlio vuole costruire un centro per i drogati. Lo stesso scompiglio e
disordine che viene a crearsi tra Noa, professoressa di quel ragazzo, che
non ha saputo interpretare la richiesta d’aiuto a lei rivolta dal giovane, e
Theo, il compagno di Noa, un anziano architetto in cerca soltanto di quiete
lontano dal mondo. Ma da quel “ disordine” il loro amore uscirà rafforzato,
così come sarà rinsaldato, nonostante le diverse esigenze, il rapporto tra
tutti coloro che sono più “condomini” che cittadini. Il romanzo è scritto a
due voci, alternativamente da Noa e Theo, e cambia di stile con i loro
pensieri e sentimenti.
Di questo scrittore mi ha colpita l’amore per la parola, proprio il gusto
della descrizione e della scelta dei vocaboli, la musicalità delle parole:
“(…) oltre il muro si ergono due cipressi. Nella luce della sera hanno un
colore che è nero, non verde. Oltre si dispiegano colline desolate: laggiù
c’è il deserto…. Il cielo ingrigisce. Qualche nuvola ferma, una di esse
riflette debolmente la luce del sole che cala. Questo posto è per lui la
fine del mondo… non che ci stia male, alla fine del mondo…. Si odono i
grilli nel uadi: punteggiano il silenzio.”
(Gabriella Nasi)
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