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“Questi bambini nascono due volte. Devono imparare a muoversi in un mondo che la prima nascita ha reso più difficile. La seconda dipende da voi, da quello che saprete dare. Sono nati due volte e il percorso sarà più tormentato. Ma alla fine anche per voi sarà una rinascita.”
Di fronte all’handicap non è più di moda l’atteggiamento pietistico di chi dice “poverino”. Sembra molto più “politicamente corretto” il fare finta di niente. Per negare una presunta “anormalità” si finisce per negare il problema stesso e non saper rispondere ai bisogni del disabile. Solo chi è dentro alla situazione non può permettersi questo ipocrita lusso. Il protagonista di questo romanzo autobiografico è un padre che deve affrontare medici incoscienti, operatori scolastici incapaci o indifferenti, gli sguardi impietosi o troppo pietosi della gente. Nessuna concessione al dramma: toni asciutti, talvolta indignati, spesso ironici o decisamente comici. Paolo cresce faticosamente nella sua conquista dell’autonomia e contemporaneamente cresce, anche lui con grande fatica, suo padre. Il premio è Paolo che ad ogni nuovo traguardo esclama: Non te l’aspettavi, eh? Un grido di trionfo e un rimprovero.
Un romanzo onesto e vero fino al cinismo, una scrittura essenziale, misurata, efficacissima, che dà il meglio di sé nella descrizione di alcuni personaggi: la madre del narratore, il direttore della scuola, i medici incompetenti. "Quando Einstein, alla domanda del passaporto, risponde 'razza umana', non ignora le differenze, le omette in un orizzonte più ampio, che le include e le supera. È questo il paesaggio che si deve aprire: sia a chi fa della differenza una discriminazione, sia a chi, per evitare una discriminazione, nega la differenza."

(Daniela Borsato)

 

Nell’ambiente arretrato e provinciale della Toscana di inizio secolo, il giovane Metello affronta una vita difficile, consapevole di poter contare esclusivamente sulle proprie forze e di essere lui stesso la sua unica risorsa. Orfano fin dall’infanzia e adottato da una famiglia che poi lo abbandonerà per emigrare in Belgio a cercare fortuna, egli affronterà il suo percorso di crescita con fatica ma con determinazione, spinto dall’entusiasmo giovanile e dalla fiducia nelle sue doti: fisico forte e mente sveglia. Il mestiere del muratore, nel quale andrà specializzandosi, lo avvicinerà alla realtà operaia dei cantieri fiorentini e delle prime rivendicazioni sindacali. Il suo carisma farà presto di lui un leader; l’impegno politico e la lotta di classe diventeranno per lui una ragione di vita che lo aiuterà a stringere i denti nei momenti di difficoltà, affrontati in nome di un ideale. I giorni di carcere e i mesi di sciopero non mineranno il suo carattere, sempre pronto a pensare positivo e a incoraggiare i compagni.
Accanto a Metello c’è una donna, figlia di un muratore anarchico morto in un incidente sul lavoro. Lei diventerà sua moglie e sarà la madre di suo figlio; lei gli darà la forza per andare avanti, per superare le crisi e le tentazioni del tradimento coniugale, perché saprà amarlo con abnegazione, anche passando sopra alle debolezze dell’uomo.
Con il suo realismo moderatamente ottimistico, Metello è il simbolo di un’Italia in cammino, un’Italia che lavora per risollevarsi da una povertà secolare e che comincia a prendere coscienza dei propri diritti.
Un po’ datato nello stile e nel messaggio, il libro merita comunque di essere letto come spaccato di un’epoca che ha segnato la storia sociale del nostro Paese.

(Paola Lerza)

 

                                                      

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