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Cosa salvare di questo libro? Non granché, purtroppo. Non i personaggi, prigionieri di gesti ed espressioni che li rendono noiose figurine senza spessore, cristallizzati come sono nei loro tic e nelle loro manie. Non la trama, banale e scontata, appesantita da alcune forzature e da un finale frettoloso. Lo stile non è male, certo, ma nel complesso quest’opera sembra più il frutto di un’abile operazione editoriale, curata nei minimi dettagli, che non di genuina ispirazione. Anche la quarta di copertina contribuisce a creare molte aspettative nel lettore: “esilarante”, “spassoso”, “divertentissimo, troppo divertente”, sono solo alcuni degli aggettivi spesi per una storia che lascia invece un retrogusto amaro. C’è ben poco da ridere, insomma. Forse, ogni tanto, solo da sorridere, ma di quei sorrisi un po’ storti e malinconici. Perché ci si riconosce inevitabilmente in certi gesti, in certe paure… e questo tanto ridere non fa.
La storia? È l’estate del 2006, quella della vittoria dell’Italia ai Mondiali di calcio. Luca e Benedetta sono in viaggio di nozze in Sicilia; lei è ossessionata dall’idea di avere un figlio, lui dal terrore di invecchiare. Ma non è solo il futuro a spaventarlo: l’incontro con una sua ex e la di lei figlia e il ricordo del padre scomparso lo mettono di fronte anche al suo passato. Sullo sfondo, una Sicilia rovente e immota e l’Italia dei titoli dei giornali, con i suoi piccoli e grandi scandali. Il finale sembra appiccicato lì in tutta fretta per finire il libro e liberarsi dell’incomodo.
Deludente davvero.

(Monica Anelli)

“La Donna nasce libera e ha gli stessi diritti dell'uomo. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull'interesse comune”. Con queste parole inizia la “Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina” (1791), un documento dirompente, da molti ritenuto il primo manifesto del femminismo e l’opera più conosciuta di Olympe de Gouges, cittadina francese, giornalista, autrice di testi teatrali, rivoluzionaria prima e repubblicana poi, vissuta e morta per un sogno, quello della libertà e dell’uguaglianza fra i sessi.
Il 3 novembre del 1793, in una Parigi sconvolta dal Terrore, Olympe è ghigliottinata per “(…) aver dimenticato le virtù che convengono al suo sesso ed essersi immischiata nelle cose della Repubblica”
Maria Rosa Cutrufelli ricostruisce i suoi ultimi mesi di vita in questo romanzo dove la realtà storica rigorosamente documentata si intreccia con la finzione romanzesca: il ritratto di Olympe è un mosaico che si compone poco a poco attraverso i racconti di una serie di personaggi, tutti femminili, le cui vite si sono, anche se solo per qualche istante, intrecciate con la sua. Nelle parole della giovane nuora, della vecchia fedele cameriera, della giovane giacobina che l'ha tradita e denunciata, delle compagne di cella e di altre voci minori, la figura di questa donna si compone e si impone in tutta la sua complessità e modernità.

(Monica Anelli)

 

                                                      

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